Restare da soli con i propri pensieri può essere vissuto in modo così disturbante che alcuni partecipanti ad un esperimento hanno preferito impegnarsi in qualcosa di spiacevole, come delle piccole scosse elettriche, piuttosto che far lavorare la mente in solitudine. È quanto emerso da una ricerca effettuata da alcuni psicologi dell’Università della Virginia a Charlottesville interessati a studiare la capacità di astrarsi dall’ambiente in cui ci si trova e concentrarsi su di sé.
Nella ricerca pubblicata su Science i ricercatori hanno progettato 11 varianti di un esperimento in cui i soggetti non dovevano far altro che trascorrere brevi periodi di tempo – dai 6 ai 15 minuti – da soli in una stanza, non facendo altro che pensare, riflettere o sognare a occhi aperti.
Alle domande poste successivamente dai ricercatori, la maggior parte dei soggetti ha detto di aver trovato difficoltà a concentrarsi e che la loro mente vagava. Nel caso in cui l’esperimento è stato svolto a casa, un terzo dei partecipanti ha ammesso di non aver seguito correttamente il compito e di essersi ‘distratto’ in qualche attività come l’ascolto di musica o altro.
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Come mettono in evidenza i ricercatori stessi è vero che probabilmente una cosa è pensare dietro richiesta e altra farlo spontaneamente e in modo naturale, ma quanto sembra emergere dall’esperimento potrebbe anche essere espressione della difficoltà che talvolta le persone possono avvertire stando da sole a riflettere; modalità, quest’ultime, che però possono risultare importanti ai fini dell’autoriflessione e della comprensione di sé e degli altri.