Il 20 marzo in tutto il mondo viene celebrata La giornata della felicità voluta dall’Onu con una risoluzione del 28 giugno 2012.
Oggi, tutti i principali quotidiani hanno dedicato un articolo all’argomento parlando dei fattori che contribuiscono a sentirsi ‘felici’.
Secondo uno studio dell’Università di Otago in Nuova Zelanda – pubblicato sulla rivista The Journal of Positive Psychology e riportato dall’Ansa – il segreto potrebbe risiedere nel fare attività semplici di rilassanto e creative come dipingere, lavorare all’uncinetto, scrivere poesie, cucinare e altro ancora.
Alcuni ricercatori californiani, invece, ritengono che il picco della felicità si raggiungerebbe dopo i 40 anni nonostante a quell’età possano già comparire degli acciacchi.
Infatti i dati di una ricerca della University of California San Diego School of Medicine, pubblicata su Journal of Clinical Psychiatry, indica come i periodi più stressanti della vita la fase dai 20 ai 30 anni. E stando a questi risultati all’aumentare dell’età crescerebbe la possibilità di avere un maggiore benessere emotivo.
L’articolo dell’Ansa riporta anche alcuni dati relativi alla classifica dei ‘paesi felici’che vede la Danimarca al primo posto mentre l’Italia si trova al 50esimo per il secondo anno consecutivo. Secondo lo studio i paesi che presentano un calo nella valutazione del benessere della vita hanno in comune che soffrono di tensioni politiche, sociali ed economiche. Tra questi paesi si trova la Grecia, l’Italia e la Spagna.
Invece ai vertici della classifica si trovano i paesi dell’Europa Centro-Settentrionale come la Svizzera (che passa dal primo posto del 2015 al secondo posto), l’Islanda, la Norvegia e la Finlandia. Ancora Canada, Olanda, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Seguono gli Stati Uniti (tredicesimi), la Germania (sedicesima), il Regno Unito (ventitreesimo) e la Francia (trentaduesima). (Fonte Ansa – Alla ricerca dei segreti della felicità).
Uno dei motivi per cui, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, con il passare degli anni aumenta la percezione di ‘felicità’ può essere spiegato dal fatto che fino ai 40 anni circa si è maggiormente impegnati nella ricerca di una stabilità lavorativa, economica e familiare. Con il passare del tempo la tensione legata alla realizzazione personale dovrebbe allentarsi. Occorre quindi chiedersi cosa può mutare nell’attuale situazione in cui è presente un’importante problema di disoccupazione e dove la precarietà lavorativa talvolta può durare per tutta la vita professionale di un individuo? Inoltre come dimostrano i dati Istat anche la vita della famiglia è andata incontro a diversi mutamenti che comportano una minore stabilità dei rapporti di coppia e un significativo calo delle nascite. Da chiedersi se e in che modo i due fenomeni – instabilità lavorativa e instabilità della famiglia – potrebbero essere connessi.
A questo proposito può essere utile ricordare l’articolo 3 della Costituzione Italiana:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Quindi se da una parte è importante che ciascuno si impegni a livello personale per la sua realizzazione individuale, emotiva, lavorativa ecc, si ritiene che dall’altra anche le Istituzioni dovrebbero impegnarsi a mettere condizioni tali da salvaguardare e favorire la fiducia nel futuro. Sarebbe importante che i giovani in particolare possano avere il senso che ad un impegno serio, sia a livello di formazione che di responsabilità nelle esperienze lavorative, possa corrispondere un risultato adeguato. Tutto questo per permettere una realizzazione nell’ambito professionale, condizione necessaria per lo sviluppo di una progettualità familiare.
Di: Letizia Mannino