Di recente diversi quotidiani hanno riportato un episodio accaduto durante una partita di un torneo di calcio fra esordienti di età tra 6 e 14 anni. I genitori di un ragazzino che giocava nella squadra che ha perso la partita hanno aggredito un compagno di squadra del figlio ritenedolo responsabile di non avergli passato la palla e quindi colpevole di avere causato la sconfitta
Il quotidiano “La Stampa” riporta il commento di Sergio Vatta, ex allenatore delle Giovanili del Torino, non solo sull’accaduto ma sul problema della competitività, in generale, quando è spinta dai genitori e non dai figli che giocano: “Li sento gridare dagli spalti: ‘dai forza picchia anche tu, e mi chiedo che tipo di educazione possono trasferire genitori così ai propri figli. Ho fatto decine di stage per giovani calciatori. La verità è che gli stage dovremmo farli ai genitori.”
L’articolo del quotidiano “La Stampa” si conclude con un messaggio di Vatta ai genitori: “Solo un giovane su quarantamila diventa professionista. E con quarantamila giovani si fanno tantissime squadre. Ecco, meglio pensare al gioco. E a divertirsi. In campo e sugli spalti”.
Fonte “La Stampa” del 29 ottobre 2013
Le parole dell’allenatore mostrano che, al di là delle specifico episodio di cui si è parlato, accade che siano proprio i genitori ad incitare i figli verso comportamenti scorretti. Sembra che in alcuni casi il bisogno di prevalere diventi più forte del rispetto per l’altro; modalità che diventa preoccupante quando viene attuata proprio da coloro che dovrebbero dare l’esempio e fornire insegnamenti educativi.
Di: Letizia Mannino