Prendendo spunto dai dati emersi dall’indagine Ocse sul benessere dei ragazzi, emerge che un quarto degli adolescenti italiani passa più di 6 ore al giorno connesso a internet: sul quotidiano ‘La Repubblica’ l’articolo ‘Adolescenti e internet, se il problema sono i genitori’.
Infatti l’aspetto critico non sono le tecnologie ma come vengono utilizzate. C’è un uso professionale o di studio e, un uso sociale. Sempre più spesso l’utilizzo dei social distrae dalla relazioni reali, magari con la persona che si ha davanti. In questo senso la famiglia costituisce un modello. Se i genitori sono i primi che interrompono le conversazioni in famiglia per guardare lo smartphone o per rispondere al telefono va da se che non ci si può aspettare un comportamento molto diverso dai figli. Quindi se gli adulti quando quando si trovano in famiglia si mostrano orientati verso le relazioni e interessati a dialogare con i figli, diventa possibile che i ragazzi si adeguino al modello genitoriale.
Spiega lo psichiatra Federico Tonioni, direttore dell’ambulatorio sulle dipendenze da internet del Policlinico Gemelli di Roma:”Il problema non è la quantità di tempo trascorsa navigando in internet: oggigiorno è normale che i ragazzi studino e socializzino in rete”. “Il vero allarme è quando le relazioni online prendono il sopravvento su quelle reali, imprigionando i ragazzi in un ritiro sociale dalle conseguenze gravi”.
Le relazioni tramite internet escludono gran parte della comunicazione non verbale che invece svolge un ruolo fondamentale nelle comunicazioni sociali e affettive. Inoltre questa forma di comunicazione ‘mediata’ può ‘coprire’ le difficoltà relazionali dei ragazzi. Ad esempio problemi di timidezza vengono più facilmente affrontati se ‘protetti’ dallo schermo. Inoltre può essere interferita la capacità di riconoscere e gestire le emozioni perché il canale comunicativo ne modifica l’espressività
Citando sempre Tonioni, “Per esempio, davanti alla webcam difficilmente arrossisco. E in assenza di contatto fisico la tensione emotiva non si esplica ma si accumula in una sorta di gomitolo di rabbia repressa”. E ancora: “Lo osserviamo tutti i giorni in ambulatorio: i ritirati sociali sfuggono il contatto visivo, non ti guardano negli occhi”
Spiega lo psichiatra come la diffusione delle tecnologie abbia contribuito ad ostacolare due componenti fondamentali del processo di crescita: la capacità di aspettare e di stare da soli.
Ma per intervenire su questi aspetti educativi è necessario aiutare i genitori ad essere più presenti nella relazione con i figli…
Fonte: La Repubblica, Adolescenti e internet, se il problema sono i genitori
Di: Letizia Mannino