Se fino a qualche anno fa il problema era prerogativa delle ragazze in età adolescenziale, oggi riguarda anche i maschi; e se in passato l’età di esordio si collocava, in genere alla fine della scuola media, più di recente si osservano dei casi già alle elementari.
Uno dei possibili motivi alla base dell’abbassamento dell’età di insorgenza di questa tipologia di disturbi è individuato nei modelli culturali proposti che fanno spesso riferimento all’importanza dell’immagine e quindi finiscono per inflenzare anche i bambini e i ragazzi.
E’ importante l’ambiente familiare dove i comportameni alimentari dovrebbero essere notati e affrontati e che invece talvolta diviene il luogo in cui la sintomatologia è mantenuta e confermata. Il dialogo tra genitori e figli è sicuramente alla base della rapida identificazione degli eventuali casi patologici.
E’ il caso di aggiungere, oltre a tutti gli aspetti importanti che vengono toccati, come spesso venga posta l’attenzione più sulle abitudini alimentari che non sui motivi che portano alla ricerca del cibo oltre il bisogno naturale di nutrirsi; o al contrario ad un’eccessiva preoccupazione circa le quantità di cibo ingerite. Spesso dietro queste modalità ci sono aspetti di insicurezza che portano gia i bambini e gli adolescenti ad identificare la propria persona con l’immagine, quindi con l’aspetto fisico. Di conseguenza il bisogno di piacere, di essere approvati e apprezzati passa principalmente attraverso l’aspetto esteriore piuttosto che dalle caratteristiche più interiori di personalità.
In questo senso la famiglia svolge un ruolo di rilievo in quanto contesto principale e privilegiato in cui i bambini costruiscono la propria identità e il senso di sicurezza personale. Se la relazione in famiglia permette lo sviluppo di un’autostima adeguata quest’ultima può costituire un fattore protettivo contro i rischi di sviluppare un cosidetto disturbo dell’alimentazione.
Di: Letizia Mannino