Tutti gli articoli di Letizia Mannino

Giovani iperconnessi

In occasione del Safer Internet Day, l’Osservatorio nazionale dell’adolescenza ha condotto uno studio che ha coinvolto 8.000 ragazzi dagli 11 anni in su e da cui è emerso che le nuove patologie da iperconnessione sono: Like addiction, challenge, nomofobia e vamping.

Per citare solo alcuni dati riportati da un articolo pubblicato da Adnkronos Salute – Like Addiction e Vamping, ecco le nuove patologie dei giovani iperconnessi il 98% dei ragazzi fra 14 e 19 anni ha avuto uno smartphone personale già a 10 anni e più i ragazzi sono piccoli e più precocemente hanno avuto modo di utilizzare strumenti tecnologici. Intorno ai 9 anni è l’età media in cui i giovanissimi hanno acesso a internet e viene aperto il primo profilo social.

L’indagine segnala il dato allarmante del diffondersi dell’uso di applicazioni sconosciute ai genitori con  il rischio che i ragazzi, sentendosi più liberi,  possano mettere in atto comportamenti rischiosi per loro stessi o per gli altri come il sexting, cyberbullismo e diffusione di materiale privato in rete.

Sei adolescenti su dieci dichiarano di non poter più fare a meno di WhatsApp: il 99% lo utilizza ogni giorno, il 93% si scambia i compiti attraverso il gruppo della classe e il 70% chatta in maniera compulsiva.

Connesso all’uso intensivo del cellulare emerge il ‘vamping’, ossia la moda degli adolescenti di trascorrere numerose ore notturne sui social media. Sei ragazzi su dieci dichiarano di rimanere spesso svegli fino all’alba a chattare, parlare e altre attività connesse;  mentre nella fascia dei preadolescenti questa modlità riguarderebbe 4 giovanissimi su 10. Diffusa a tulle le età l’abitudine dei ragazzi di tenere a portata di mano il telefono quasi tutto il giorno, notte compresa;  il  15%  si sveglia addirittura anche nelle ore notturne per leggere i messaggi.

Evidente le ripercussioni che questi comportamenti possono avere sulla qualità del sonno e quindi sulla salute, anche emotiva, e sul rendimento scolastico.

Infine un altro dato importante è rappreentato dalla forma che stanno prendendo le problematiche di insicurezza nell’epoca dei social. L’Osservatorio dell’adolescenza mette in evidenza come gli adolescenti  sono sempre più spesso alla ricerca di approvazione che inseguono tramite like e follower; Il numero di like ricevuti contribuisce quindi ad accrescere l’autostima, la popolarità e quindi la sicurezza personale. L’altra faccia del bisogno dell’importanza consenso per sentirsi sicuri comporta che quando questo non c’è – nella misura desiderata –  i ragazzi non si sentono apprezzati e rischiano di diventare più insicuri.

Sempre connesso al problema dell’insicurezza l’importanza del selfie come modo per ottenere consensi, like. In questo caso la ricerca riferisce l’impegno che i ragazzi mettono nell’autoscatto proprio al fine di ottenere ‘popolarità’.

Foto pixabay

 

Scritto da: Letizia Mannino

Il talento dei bambini

Adnkronos Salute e Il Corriere della Sera riportano la notizia di uno studio pubblicato su ‘Science e condotto da un gruppo di studiosi delle Università di Princeton, New York e Illinois che individua come fino ai 6 anni maschi e femmine rivelano la stessa fiducia nelle proprie capacità mentre già da quell’età i percorsi si diferenziano perchè le bambine comincierebbero a fare meno affidamento sulle loro abilità.

I ricercatori mettono in evidenza come questi diversi percorsi sembrino dovuti ai condizionamenti culturali di genere, che influiscono sulla percezione di sè di bambini e bambine e  suggeriscono quindi di comportarsi in modo univoco con i bambini enfatizzando l’importanza dell’impegno per riuscire.

Il Corriere della Sera, Già a 6 anni le bambine pensano di avere meno talento dei maschi

AdnKrons Salute, Donne meno brillanti? Primi dubbi per le bimbe già a 6 anni

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Scritto da: Letizia Mannino

La ‘distanza’ fra i partner

Sulla rivista ‘Internazionale‘ online un video dal titolo ‘Cosa ci spinge a tradire il nostro partner’ tratto da The school of life fondato da Alain de Botton. Lo scrittore e filosofo spiega come a suo parere l’infedeltà nasca da un aspetto complesso della psicologia che comporta un dilemma tra distanza e vicinanza  della coppia.

Quanto illustrato nel video tocca un aspetto importante del rapporto di coppia. Da considerare tuttavia che gli individui  si orientano nella scelta del partner – e costruiscono il rapporto – sulla base delle loro specifiche caratteristiche di personalità.  Il modo in cui si stabilizza il rapporto dipende anche dalle modalità di interazione e dal modo in cui ciascuno riesce a rispondere alle esigenze dell’altro rassicurandolo o al contrario sollecitando insicurezze o aspetti di maggiore sensibilità. Quindi la distanza e la vicinanza andrebbero intesi come aspetti soggettivi rispetto ai quali ogni coppia deve trovare un proprio equilibrio nella definizione dello ‘spazio’ affettivo e relazionale.

Il video può essere utile per riflettere su alcune dinamiche che talvolta si creano nella coppia per cui può sembrare che nulla va bene…o è troppo o è poco…

Internazionale – Video, ‘Cosa ci spinge a tradire il nostro partner’

Foto pixabay

 

Scritto da: Letizia Mannino

L’economia della famiglia

Purtroppo le notizie sulle conseguenze della crisi economica continuano a non essere buone. secondo il dossier di Openpolis ‘Poveri noi’ elaborato in collaborazione con Action Aid, il welfare italiano non è ancora in grado di rispondere alle nuove forme di difficoltà economica.

Nel 2005 le persone in povertà assoluta erano circa 2 milioni mentre nel 2015 sfiorano i 4,6 milioni, il 7,6 % dei residenti in Italia.

Il lavoro continua ad essere uno dei principali problemi che contribuisce alle difficoltà economiche. Infatti spesso avere un lavoro non basta, occorre vedere se il lavoro è in grado di fornire un reddito adeguato. E purtroppo da quanto dicono i dati in molti casi non è così, perchè negli ultimi 10 anni sarebbero aumentati i contratti di poche ore: arrivano al 28,07% coloro che lavorano tra le 11 e 25 ore settimanali e + 9,06% chi lavora anche meno di 10 ore a settimana.

Inoltre l’Italia è il paese dell’Unione Europea con la più alta percentuale di neet nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni. Quest’ultimo dato è importante perché comporta il rischio che una certa percentuale di giovani entri in un circolo vizioso che li farà sentire sempre più senza speranza di un futuro. Ma il fenomeno dei neet andrebbe forse compreso meglio, tenendo conto anche delle difficoltà emotive che questi ragazzi possono incontrare e che contribuiscono a determinare un atteggiamento di ‘ritiro’.

Un altro dato molto problematico riguarda la povertà femminile che spesso deriva dal mancato accesso delle donne al mercato del lavoro in particolare dopo una maternità.

Il dato risulta ancora più allarmante se si considera che oggi le famiglie monoreddito hanno difficoltà a sostenere tutti i costi della gestione familiare.

La famiglia sta cambiando, si parla tanto di calo della natalità, di diminuzione dei matrimoni ma è necessario che lo Stato cerchi delle soluzioni che mettano i giovani nelle condizioni di crearsi una famiglia e chi è meno giovane comunque di riuscire a sostentarsi economicamente, ad avere cura della salute, e che gli anziani possano avere un’assistenza adeguata. E’ fondamentale, altresì, tutelare la maternità. E’ evidente che in momento di crisi del lavoro le donne possono avere difficoltà a metterlo a rischio per avere un figlio. Tanto più che il lavoro serve anche per garantire il sostentamento dei bambini.

Nello stesso tempo non si può solo aspettare che Governo e Istituzioni risolvano i probemi ma è opportuno che ciascuno si attivi nel suo contesto per trovare delle possibili soluzioni volte a realizzare al meglio le proprie potenzialità.

Per approfondire:

Openpolis, Poveri Noi, Esclusione sociale e welfare in Italia tra 2005 e 2015

Minidossier (pdf), Poveri Noi, Eslusione sociale e welfare in Italia tra 2005 e 2015

Foto Pixabay

Scritto da: Letizia Mannino

Rapporto Censis sulla situazione sociale

Il 50° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese nel 2016 fotografa un momento caratterizzato da sfiducia nel futuro in particolare per i giovani; infatti, descrive un paese che non è cresciuto e dove, spesso, le nuove generazioni si trovano in una situazione più difficile, dal punto di vista lavorativo ed economico, dei genitori e dei nonni.  Per esempio, il reddito dei giovani oggi è del 26,5% più basso di quello che avevano i loro coetanei venticinque anni fa.

Tra i vari punti trattati dal Rapporto anche alcuni dati sulla comunicazione digitale i quali indicano che nonostante  tra il 2007 e il 2015 i consumi complessivi delle famiglie si sono ridotti del 5,7% in termini reali,  nello stesso periodo si è registrato un incremento della spesa per acquistare computer (+41,4%) e smartphone (+191,6%). Nel 2016 in Italia gli utenti di internet sono diventati  il 73,7%  della popolazione e il 95,9% dei giovani under 30.

Il ‘capitolo’ amore mostra che le relazioni sono più temporanee e reversibili. Il Rapporto parla di una rivoluzione nelle forme di convivenza. Si registra infatti nel periodo 2003-2015 un aumento del 52,2% di single non vedovi. Nello stesso periodo anche un aumento di genitori soli:  del 107% dei padri soli e del 59,7% delle madri sole. Viene rilevato, inoltre, un aumento delle famiglie ricostituite non coniugate del 66,1%,  mentre nello stesso periodo diminuiscono le coppie coniugate (-3,2%) e quelle coniugate con figli (-7,9%).

Emerge insomma l’erosione delle forme più tradizionali di relazionalità tra le persone e il contestuale sviluppo di modelli diversi che allo stress test dei tradizionali criteri di valutazione delle relazioni formalizzate, come la durata e la continuità, risultano piuttosto friabili” .

I millennial sono per l’80,6% celibi o nubili mentre  dieci anni fa erano il 71,4%,  i coniugati invece sono il 19,1% contro il 28,2%.

In maggioranza i giovani non credono che il matrimonio basato sul modello «fino a che morte non vi separi» sia pienamente adeguato per interpretare le relazioni tra le persone: il 53% vorrebbe modelli più flessibili di formalizzazione delle convivenze. Anche perché molti giovani considerano premesse necessarie al matrimonio o alla convivenza: il 71,9% un lavoro e un reddito stabile, il 49,9% avere risparmi accantonati, il 30,4% avere convissuto per un po’ di tempo con la persona scelta, il 27,5% avere portato a termine gli studi”.

Fonte CENSIS, L’Italia rentier che non investe sul futuro

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Scritto da: Letizia Mannino

Vietare l’alzata di mano?

La timidezza può costituire un ostacolo per gli studenti, si sa.

Per far fronte alla difficoltà degli allievi più timidi che difficilmente alzano la mano per rispondere o fare domande il preside del liceo inglese Samworth Church Academy School di Mansfield, Barry Found ha vietato ai ragazzi di farlo e ha spiegato ai genitori che «le mani che si alzano sono sempre le stesse». Di altro parere Raffaele Mantegazza, pedagogo e professore all’università della Bicocca di Milano per il quale  «alzare la mano è un modo per imparare a rispettare le regole».

E in effetti come decrive bene l’articolo del ‘Corriere della Sera’, “È giusto che gli alunni alzino la mano?” ci sono gli studenti sempre pronti a rispondere e altri che sono restii a farlo, o alzano la mano e la abbassano subito. Questo modo di comportarsi non dipende solo dalla preparazione ma anche da quanto si sente di potersi fare avanti.

E situazioni analoghe si porranno sempre nella vita, all’Università, riunioni di lavoro, assemblee di condominio e anche in famiglia, con il gruppo di amici.

Se è vero che la scuola deve favorire e facilitare l’espressione di tutti gli studenti andrebbe però  considerato che alcuni problemi possono essere affrontati meglio individualmente in quanto espressione di timori e preoccupazioni che devono essere compresi e affrontati dal ragazzo/a. Le difficolta nel chiedere di intervenire per alzata di mano –  per esempio –  possono essere relative al timore di parlare in pubblico (classe), alla paura di sbagliare risposta, di fare brutta figura o di non essere considerati, ecc.

Diverso il discorso nelle scuole elementari, con i più piccoli, dove favorire il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i bambini può essere un modo per aiutarli a superare eventuali timidezze e a sviluppare una maggiore fiducia nelle propie competenze relazionali e cognitive.

Fonte:

‘Corriere della Sera’, “È giusto che gli alunni alzino la mano?”

‘Corriere della Sera’, “Basta con la mano alzata in classe: «Scoraggia gli studenti timidi»”

 

Scritto da: Letizia Mannino

La sicurezza…dei papà

Gli studi effettuati per esaminare lo sviluppo del bambino confermano l’importanza della relazione con le figure di riferimento (per John Bowlby di attaccamento) per una crescita serena e armonica del bambino.

Il quotidiano ‘La Repubblica’ nell’articolo “La rivincita dei papà, figli equilibrati se sono presenti“riporta i dati di una ricerca condotta dall’Università  di Oxford che ha preso in esame specificamente il ruolo dei padri, mettendo in evidenza l’importanza di questa relazione per lo sviluppo emotivo; quando i papà sono contenti della  paternità e riescono ad organizzarsi in funzione al ruolo genitoriale i figli si sentono più protetti.

Gaia De Campora, docente di Psicologia perinatale all’università di Torino  spiega che “Lo studio evidenzia in particolare come sia la disponibilità e la fiducia da parte del padre nell’assumere questo nuovo ruolo e svolgere questa nuova funzione a esercitare un’influenza positiva sul bambino ed è ipotizzabile che la capacità empatica sia sottesa a questo atteggiamento, mediando l’effetto dei risultati osservati. 

Infatti, un padre che si prende cura del proprio bambino, cercando di capirne bisogni emotivi e fisiologici e tentando di rispondervi in modo adeguato, farà vivere al proprio figlio l’esperienza di un contesto rassicurante entro cui i suoi segnali comunicativi sono visti e ascoltati. In questo senso l’empatia rappresenta la possibilità di un dialogo profondo e autentico tra genitore e bambino”.

L’indagine ha preso in esame famiglie che vivevano nel sud-ovest dell’Inghilterra. Ai genitori di 10.440 bambini è stato fatto compilare un questionario volto a rilevare se i figli fossero equilibrati o meno. I bambini sono stati esaminati fin dai primi mesi di vita e per circa 6.000 di loro sono state fatte interviste fino ai 9 e 11 anni di età.

Nello studio citato i ricercatori si sono focalizzati sulla figura paterna ma le figure genitoriali ovviamente sono entrambe fondamentali. In questo senso la ‘teoria dell’attacamento’ ci aiuta ad individuare non solo le caratteristiche della relazione che contribuicono allo sviluppo di senso di sicurezza del bambino ma ci fanno comprendere quali vissuti emotivi permettono ai genitori di porsi in modo empatico e sintonico verso il bambino.

Fonte ‘La Repubblica’, “La rivincita dei papà, figli equilibrati se sono presenti

Scritto da: Letizia Mannino

Istat: cala ancora la natalità

L’Istat oggi ha pubblicato il Report ‘Natalità e fecondità della popolazione residente’ che conferma la progressiva riduzione delle nascite. Nel 2015 sono stati registrati all’anagrafe quasi 17.000 bambini in meno rispetto al 2014.

Il calo è dovuto principalmente alle coppie con entrambi i genitori italiani, con una dimunuzione della natalità di oltre 95 mila in meno negli ultimi sette anni. Secondo il report la riduzione delle nascite è legata alla presenza sempre meno numerosa di donne italiane in età riproduttiva e ad una minore propensione ad avere figli.

Calo delle nascite anche per le coppie con entrambi i genitori stranieri,  che nel 2015 sono quasi 3.000 in meno rispetto al 2014.

Aumentano i bambini nati da genitori non coniugati che costituiscono il 28% del totale delle nascite.

Inoltre sul sito dell’Istat si trova il contatore dei nomi dei bambini più scelti per anno di nascita che riguarda gli iscritti all’anagrafe  tra il 1999 e il 2015.

Fonti:

Report Istat, Natalità e fecondità della popolazione residente

Istat, Infografica: Natalità e fecondità in Italia nel 2015

Quanti bambini si chiamano…?

Immagine pixabay

 

Scritto da: Letizia Mannino

Troppi social e troppo presto

L’Agenzia di Stampa Ansa riporta la notizia di due indagini condotte sulle abitudini dei giovanissimi nell’uso dei social Boom adolescenti in rete, poca prudenza e esordio sotto 11 anni e ‘Un adolescente su 4 si finge maggiorenne su social e reteda cui emerge che i ragazzi cominciano ad utilizzare smartphone e altri strumenti sempre più precocemente e talvolta senza la necessaria prudenza pur dichiarando di essere informati di alcuni rischi.

Pressoché tutti gli adolescenti utilizzano almeno un social e mediamente ne utilizzano 3-4. Il preferito è whatsapp dal 97,2%, seguito da Instagram (75,1%); attualmente è in crescita la popolarità di snap-chat, che in un anno è passato dal 12% al 37% di utilizzatori. Riguardo quest’ultimo Maturizio Tocci, Presidente di Laboratorio Adolescenza commenta “…è molto pericoloso perché associa alla possibilità di comunicare anonimamente, quella di far scomparire il messaggio dopo pochi secondi. Il che induce molti adolescenti ad utilizzarlo per inviare foto, anche intime, senza considerare che prima di auto-cancellarsi possono essere salvate dal destinatario e riutilizzate“.

Nonostante la quasi totalità degli adolescenti intervistati (95%) afferma di essere stato in qualche modo informato dei rischi legati alla navigazione sembra che in pratica il 60% non utilizza  strumenti per tutelarsi o li utilizza poco.

Altro dato preoccupante che il il 25% ha riferito di aver dichiarato un’età diversa per apparire maggiorenne. E sembra che sono proprio i ‘finti maggiorenni’ ad usare molto di più i social e a preoccuparsi meno di tutelare la privacy.

La formazione a un uso responsabile dei social andrebbe raggiunta tramite un’adeguata informazione su funzionamento e rischi ma anche attraverso l’educazione emotiva e sociale. In questo senso il ruolo principale spetta alla famiglia e poi alla scuola che dovrebbero insegnare fin da piccoli  il rispetto di sè e degli altri. Infatti, è la competenza emotiva che dovrebbe contribuire a sensibilizzare a un utilizzo rispettoso e prudente  dei social.

Fonte ANSA, Un adolescente su 4 si finge maggiorenne su social e rete

Fonte ANSA, Boom adolescenti in rete,poca prudenza e esordi sotto 11anni

Scritto da: Letizia Mannino

Divieto di giocare all’aperto

Sul quotidiano ‘La Repubblica’ l’articolo ‘Il gioco all’aperto è un diritto dei bimbi”: l’appello per togliere i divieti nelle città’ che riporta la notizia della campagna per far rimuovere i cartelli che vietano ai bambini di giocare. Pare infatti che la  maggior parte dei Comuni mantiene in vigore regolamenti degli anni 30 con ammende ancora in lire.

Solo Roma, Torino, Milano e Genova avrebbero riscritto i regolamenti di polizia urbana a misura di bambino. Se può risultare comprensibile che a Terni e Pinerolo vengono proibite le fionde, si comprende meno che in altre località venga vietato saltare alla corda.

In considerazione dell’importanza per i bambini del gioco all’aperto, anche come momento di socializzazione, è importante che vengano messi a dispisizione degli spazi sicuri.

Foto Pixabay

Scritto da: Letizia Mannino