Tutti gli articoli di Letizia Mannino

‘Mammismo’ e coppia

Il ‘mammismo’ “è un fenomeno in continua crescita, che effettivamente mina il rapporto di coppia” afferma Alessandra Graziottin sessuologa e direttrice del reparto di Ginecologia dell’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano.

La Grazziotin spiega che se il rapporto genitoriale non è risolto risulta difficile stabilire un legame profondo con il partner. A questo proposito approva la posizione del Vaticano, della quale hanno parlato i quotidiani in questi giorni e per il quale il ‘mammismo’ è tra le forme di dipendenza che se assume aspetti gravemente patologici possono essere prese in considerazione per la dichiarazione di nullità del matrimonio.

Fonte: www.ansa.it     Leggi articolo

In effetti per stabilire un rapporto di coppia equilibrato è necessario aver raggiunto un’autonomia anche emotiva. Quindi, se si desidera costruire un legame solido sarebbe bene prima risolvere eventuali problemi di svincolo dalla famiglia di origine.

Talvolta dietro i problemi di relazione fra suoceri e nuore/generi ci sono proprio difficoltà fra genitori e figli. Se, per esempio, un figlio non riesce a stabilire dei confini nel rapporto con i propri genitori questo può diventare motivo di difficoltà e tensioni con il partner.

Scritto da: Letizia Mannino

Un insegnante americano in Finlandia

Il  quotidiano “La Repubblica” ha pubblicato un articolo dal titolo “Intervalli per tutti, studenti autonomi: che shock la scuola finlandese”, che racconta l’esperienza di un docente americano,  che si è trasferito ad insegnare in Finlandia.  Tim Walker parlando del nuovo contesto dice: “Un capovolgimento totale della mia impostazione pedagogica”.

Fonte: ‘La Repubblica’ –  Leggi l’articolo

L’articolo rappresenta un punto di vista interessante, sicuramente diverso da quello di molti paesi, circa il modo di intendere l’educazione e la didattica. L’educazione, infatti, piuttosto che essere basata su forme di controllo sembra voler favorire lo sviluppo di una autonomia responsabile…

Scritto da: Letizia Mannino

L’ambivalenza nella coppia fa male al cuore

Da una ricerca condotta dai ricercatori dell’Università dello Utah, pubblicata su Psychological Science, sulla connessione fra salute cardiovascolare e sostegno/solidarietà fra coniugi è emerso che rapporti affettivi problematici possono avere conseguenze sulla salute del cuore.

I ricercatori hanno coinvolto 136 coppie di adulti con un’età media di 63 anni che dovevano compilare un questionario al fine di misurare la qualità del matrimonio in generale e il sostegno percepito dal coniuge; cioè quanto il coniuge si mostrava di aiuto o meno durante i periodi in cui veniva avvertito bisogno di supporto. I risultati hanno rivelato che circa il 30% delle persone hanno visto il loro partner capace di fornire un sostegno positivo, mentre il 70% hanno sentito il proprio partner come ambivalente, a volte di sostegno e altre no.
Per stabilire se e quanto vi fosse un nesso tra il sostegno tra i partner e la salute cardiovascolare, i ricercatori hanno valutato attraverso degli esami il livello di calcificazione delle arterie coronarie dei partecipanti e hanno trovato che questi erano maggiori quando entrambi i partner sentivano l’altro come ambivalente. Quando invece era uno solo dei partner a sentirsi in questo modo il rischio era significativamente inferiore.

Il dottor Uchino, principale autore dello studio, spiega che diversi studi epidemiologici suggeriscono un nesso fra qualità delle relazioni e malattie cardiovascolari, ma la maggior parte di questi lavori non considera che molti rapporti non sono nè positivi nè negativi, ma ambivalenti.

Per i ricercatori anche se lo studio non dimostra con certezza una correlazione fra rapporto ambivalente e calcificazione delle arterie (i partecipanti infatti non sono stati seguiti  in modo da valutare gli effetti a lungo termine) fornisce però la prova iniziale per promuovere studi longitudinali sul rapporto fra sostegno nelle relazioni e la salute cardiovascolare.

Fonte: La Stampa del 7 febbraio 2014 – Leggi l’articolo

Dall’indagine sembra emergere che i maggiori effetti negativi sulla salute del cuore non sono connessi tanto alla durata del matrimonio o alla soddisfazione coniugale in generale ma sono legati alla percezione del sostegno e più specificamente all’ambivalenza. In effetti, talvolta, un elemento di stress nel rapporto di coppia è costituito proprio dal senso di imprevedibilità dell’altro. Va però considerato che la solidarietà e il sostegno reciproco tra i partner sono fattori che contribuiscono alla soddisfazione coniugale in modo significativo e quindi non appare chiara la distinzione che sarebbe stata effettuata nella ricerca.

La ricerca citata va ad arricchire i diversi studi nel corso del tempo hanno messo in evidenza la relazione fra benessere emotivo e salute fisica in generale e, come ricorda anche Uchino, specificamente del cuore.

Scritto da: Letizia Mannino

Sonnolenza sui banchi

Un articolo pubblicato su “Il Venerdi di Repubblica” di oggi parla di una ricerca condotta da Jullie Boergers , psichiatra esperta di sonno della Brown University che ha mostrato come fare entrare gli adolescenti a scuola un po’ più tardi porterebbe benefici diminuendo i casi di umore depresso, sonnolenzaconsumo di caffeina e migliorando il clima nelle classi.

Per provare la validità di questa idea Boergers e colleghi hanno proposto a una scuola secondaria di rimandare per tre mesi l’inizio delle lezioni dalle 8.00 alle 8.25 e hanno verificato che con questo piccola variazione gli studenti che dormivano almeno 8 ore è salito dal 18% al 44%.

Spiega la Boergers, “La deprivazione di sonno ha gravi conseguenze sulla salute dei teenager: quelli che dormono meno si ammalano e si deprimono più spesso. La sonnolenza mattutina peggiora anche i risultati scolastici, diminuendo attenzione, motivazione e memoria”.

La Boergers spiega inoltre che il problema non sempre è semplicemente risolvibile andando a dormire ore prima perché “Il ciclo veglia-sonno a partire dai 10-12 anni, tende a spostarsi in avanti: il rilascio di melatonina, l’ormone che induce il sonno, è infatti sempre più ritardato  rispetto al ritmo luce-buio (…). A peggiorare le cose  c’è poi il fatto che che oggi, fra tv, computer e smartphone, la sera siamo circondati da schermi, che, emettendo luce bluastra, ritardano ulteriormente il rilascio di melatonina”.

Alla domanda circa cosa dovrebbero fare i genitori per far dormire di più i figli la Boergers risponde:

Prima di tutto dare il buon esempio, andando a letto presto. Poi spiegare loro l’importanza del sonno, fissare regole per gli orari serali e limitare l’uso di apparecchi elettronici. Saranno sorpresi del cambiamento dei figli, quando riusciranno a dormire a sufficienza”.

Fonte: Il Venerdi di Repubblica del 7 febbraio 2014     http://periodici.repubblica.it/venerdi/

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Adolescenti e sonno

Ora… della nanna

Scritto da: Letizia Mannino

Adolescenti e sonno

E’ stato pubblicato sul “Journal of Adolescent Haelth” uno studio che ha seguito per diversi anni le abitudini di sonno di 2700 ragazzi americani. Lo studio ha osservato che gli adolescenti che nell’età tra i 14 e i 16 anni andavano a letto dopo le 23.30 durante il periodo scolastico diversi anni dopo, all’università, mostravano risultati accademici peggiori e un maggiore rischio di stress emotivo rispetto ai coetanei abituati a coricarsi più presto. Nessuna conseguenza invece tra chi cominciava ad andare a letto tardi durante il periodo scolastico tra i 16 e i 18 anni. In questa fascia di età invece è stata evidenziata un’associazione fra l’abitudine di addormentarsi dopo l’1.30 in estate e una certa tendenza a stati emotivi come la tristezza e la depressione dopo i 20 anni.

Lauren Asarnow e i suoi colleghi dell’Università di Berkeley sottolineano come questi risultati mostrino l’importanza delle abitudini serali e notturne degli adolescenti e l’opportunità di mettere in atto comportamenti che li aiutino a rimodulare i ritmi sonno/veglia come, ad esempio, evitare almeno mezzo’ora prima di coricarsi l’uso di dispositivi elettronici e le luci intense.

Fonte: “Mente e Cervello” n. 110, febbraio 2014

Scritto da: Letizia Mannino

Genitori e figli precari sul lavoro

L’Espresso ha pubblicato uno studio condotto da un ricercatore di sociologia dell’Università La Sapienza di Roma, Luca Salmieri, sulle trasformazioni culturali legate al mercato del lavoro.

Salmieri parla di alcuni fenomeni che stanno emergendo, in passato sconosciuti, e alterando la composizione sociale ed economica dell’Italia, rendendo sempre più ampio il numero delle famiglie o delle persone povere o a rischio povertà.

Uno dei fenomeni che si sta diffondendo è la famiglia a doppia precarietà generazionale, cioè le famiglie dove la precarietà tocca l’intero asse generazionale genitori-figli rendendo quindi difficile qualsiasi forma di sostegno economico di una generazione verso l’altra e minando le fondamenta di quello che viene considerato l’ammortizzatore sociale dell’Italia, cioè la famiglia.

Prima dell’insorgere della crisi economica più del 50% degli italiani sotto i 34 anni viveva in famiglia per motivi di ordine culturale ma soprattutto economici; perché non avevano un lavoro o era precaria. Questa situazione di debolezza dei giovani adulti era controbilanciata da una maggiore sicurezza economica dei genitori che ha permesso a questi di aiutare i figli non solo nei consumi abituali ma anche nella realizzazione di obiettivi come l’acquisto della casa, le spese per il matrimonio, per la nascita dei nipoti eccetera.

Il protrarsi della crisi ha fatto si che molti lavori ritenuti sicuri fino a qualche anno fa oramai non lo sono più e questa precarietà sta colpendo soprattutto le fasce di età tra i 45 e i 60 anni.

Quindi continua a salire la disoccupazione giovanile ma contemporaneamente la precarietà investe anche le fasce di età medio e medio-alte. Fasce di età impreparate ad affrontare questi risvolti della crisi: mobilità, cassa integrazione, licenziamenti e riduzione salario, chiusure e fallimenti imprese ecc.

Salmeri evidenzia come alle difficoltà economica possono accompagnarsi situazioni di disagio psichico. A causa della tensione e preoccupazione che ciascuno si trova a vivere possono insorgere conflitti fra genitori e figli.

Fonte:http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/01/22/news/doppia-precarieta-la-crisi-sull-asse-genitori-figli-1.149571

Purtroppo la crisi economica sta creando notevoli disagi a più livelli perché influisce sulle diverse sfere della vita: autonomia, sicurezza, relazioni, progettualità eccetera. Oramai come mettono in evidenza le diverse analisi le difficoltà non riguardano più solo i giovani ma tutte le fasce di età. E anche quando fortunatamente non c’é una reale emergenza economica c’è il rischio che comunque si avverta un senso di insicurezza, precarietà e incertezza sul futuro. Inoltre, come rileva anche lo studio citato, l’incertezza economica può costringere i componenti di una famiglia a una convivenza forzata con evidenti possibili conseguenze sulla serenità personale e del nucleo familiare.  Anche se può apparire problematico è importante trovare il modo di non cadere in un vortice di scoraggiamento e paura che rischierebbe di innescare un circolo vizioso.

Scritto da: Letizia Mannino

Incomprensibilità

Scritto da: Letizia Mannino

Libro Bianco su media e minori

                  LIBRO BIANCO MEDIA E MINORI

Il Censis ha realizzato per l’Agcom un Libro Bianco su Media e Minoriche indaga una materia attuale e delicata come quella dell’influenza dei contenuti mediatici sulle nuove generazioni. Attraverso ricerche su adolescenti e genitori il Censis ha rilevato l’efficacia e limiti delle norme a tutela dei minori.

Lo studio contiene anche un bilancio della produzione scientifica internazionale sui complessi effetti dei media sui ragazzi: accanto ad alcuni effetti positivi (capacità di gestire più impegni contemporaneamente, aumento dei riflessi, internazionalizzazione), ne emergono altri di segno negativo (violenza, materialismo, desensibilizzazione, difficoltà di apprendimento, percezione distorta della realtà, stereotipi, ecc.) che richiedono per il futuro un impegno di attenzione non più rinviabile. Fonte: http://www.censis.it/

Scritto da: Letizia Mannino

Campagna educativa sull’utilizzo dei social network

E’ partito “Una vita da social” un progetto di sicurezza nell’uso della Rete e dei social Network promosso dalla Polizia di Stato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e rivolto in particolare agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, ai loro insegnanti e familiari.

Il progetto è stato presentato a Roma il 21 gennaio presso la Scuola superiore di Polizia di Stato, che ha ospitato per l’occasione circa 300 studenti;  testimonial del progetto il conduttore televisivo Amedeus e il comico Maurizio Battista.

“L’iniziativa – ha sottolineato Pansa, capo della Polizia – vuole fare in modo che internet possa essere vissuto da tutti, a partire dai banchi di scuola, come una opportunità e non come un pericolo”.

“Il divario fra la conoscenza digitale dei giovani e degli adulti – ha continuato il Prefetto – è enorme e così per i giovani i genitori non possono essere né modelli né maestri, perché in rete il più delle volte non sanno andarci. In rete ci si relaziona con un mondo intangibile, ci sono tante insidie e i genitori devono comunque rimanere un punto di riferimento, una guida”.

“L’iniziativa nasce principalmente contro il cyberbullismo – ha spiegato Pansa – ovvero contro forme di bullismo esasperate che, allargandosi a un numero indeterminato di soggetti, rendono la vittima più debole e possono portare spesso a gesti inconsulti”.

La seconda più importante minaccia “È l’adescamento – ha aggiunto il capo della Polizia – che può avere soltanto fini economici e commerciali, essere finalizzato alla truffa o al furto di denaro, ma che altre volte serve ad attrarre giovani e ragazze a incontri o appuntamenti che poi possono finire in maniera tragica”.

http://www.poliziadistato.it/articolo/view/31696/

La campagna ha carattere itinerante e farà 33 tappe fermandosi nelle maggiori città di ogni regione. All’interno di un autocarro gli specialisti della Polizia di Stato illustreranno a tutti visitatori le principali insidie della Rete fornendo consigli per una navigazione sicura. Inoltre si potrà seguire l’evento dalla pagina facebook Una vita da social.

Per consigli e approfondimenti: http://img.poliziadistato.it/docs/interno_opuscolo_vita_da_social.pdf

video-contributo di Fiorello

Scritto da: Letizia Mannino

Uno studio su condizionamento da media

Uno studio condotto dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Padova dal titolo “Objectifying Media: their effect on gender role norms and sexual harassment of women” (trad. “I media oggettivanti: il loro effetto sulle norme dei ruoli di genere e le molestie sessuali nei confronti delle donne”) e pubblicato su “Psychology of Women Quarterly” ha voluto indagare se esiste una relazione fra esposizione a programmi televisivi che propongono un immagine oggettivante della donna e comportamenti di molestia.

Lo studio ha coinvolto uomini di età compresa fra i 18 e i 48 anni, suddivisi casualmente in tre gruppi,  che dovevano visionare un video clip della durata di qualche minuto con contenuto diverso. Il primo video clip prevedeva un documentario sulla natura (condizione di controllo), il secondo comprendeva sequenze di immagini tratte da programmi che proponevano una immagine delle donne “oggettivante” (condizione TV oggettivante) e un ultimo video che descriveva donne in ruoli professionali di prestigio (condizione donne professioniste). Al termine della visione dei diversi video i partecipanti hanno compilato un questionario volto a rilevare il loro grado di adesione alle norme tradizionali sul ruolo maschile.  Per misurare invece i comportamenti di molestia in termini quantitativi sono state registrate il numero di barzellette a contenuto sessista inviate dai partecipanti a una interlocutrice fittizia nel corso di una successiva interazione tramite Internet.

Dai risultati è emerso che solo coloro che hanno visto i video con immagini di tipo oggettivante della donna hanno una maggiore adesione alle norme tradizionali e stereotipi riguardo i ruoli sessuali; adesione che a sua volta porterebbe a un aumento di comportamenti di molestie  (misurati quantificando le barzellette).

Fonti:

Sette – Corriere della Sera del 17 gennaio 2014

http://www.universita.it/donne-oggetto-tv-favoriscono-molestie/

Lo studio suggerisce che non vanno sottovalutati gli effetti condizionanti dei mass media e andrebbe esercitato un atteggiamento attivamente critico e consapevole verso i contenuti a cui si viene esposti.

Scritto da: Letizia Mannino