Tutti gli articoli di Letizia Mannino

Il matrimonio protegge il cuore

Sposarsi riduce il rischio cardiovascolare, in particolare prima dei 50 anni; è quanto emerge da uno studio condotto da Carlos Alviar del New York University, Longon Medical Center e presentato al Congresso dell’American College of Cardiology che si tiene a Washington.

I ricercatori hanno monitorato lo state di salute cardiovascolare di oltre 3,5 milioni di persone sposate, single, vedove o divorziate con una serie di esami per valutare lo stato delle arterie e hanno rilevato che le persone sposate hanno mediamente un rischio minore di sviluppare malattie cardiovascolari.

Fonte: ANSA – Leggi l’articolo

Fonte: Quotidiano ‘La Stampa’  – Leggi l’articolo

Nonostante le statistiche in genere mostrino un aumento delle separazioni e una diminuzione dei matrimoni,  sembra che comunque il rapporto di coppia, almeno quando è soddisfacente, rimanga una relazione protettiva rispetto alle malattie cardiache, ma non solo… Quindi se il matrimonio fa stare meglio perchè si sceglie sempre meno?

Scritto da: Letizia Mannino

Caritas, separati e divorziati nuovi poveri

E’ uscito il rapporto 2014 della Caritas Roma dal titolo ‘False partenze’ che fotografa una situazione di crescente difficoltà per le persone separate e divorziate in questo periodo di crisi economica dove si avvertono maggiormente le emergenze occupazionali e abitative.

Tra i separati/divorziati che si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas la maggiornaza è di nazionalità italiana (85,3%) e sono in leggera prevalenza le donne (53,5%) rispetto agli uomini (46,5%). Il 42,9% è coinvoto in separazioni legali, il 28,1% in separazioni di fatto e il 22,8% in procedimenti di divorzio.

Le motivazioni che hanno spinto queste persone a chiedere aiuto sono legate ai bisogni di tipo materiale e immateriale come: difficoltà economiche il 21,7%, disagio abitativo il 15%, l’impossibilità ad accedere ai beni di prima necessità (cibo e vestiario) il 12,1%, il bisogno di ascolto il 13,1% e l’assistenza psicologica il 12,3%.

Fonte: Quotidiano “La Repubblica”  – Leggi l’articolo

False partenze“. Rapporto Caritas Italiana 2014 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia

Scritto da: Letizia Mannino

Genitori e compiti a casa

Da una ricerca condotta da due sociologi americani Keith Robinson (Texas University) e Angel Harris (Duke University) è emerso che l’impegno dei genitori nell’aiutare i figli a fare i compiti a casa non contribuisce a migliorare il rendimento scolastico. Secondi quanto emerso dai test somministrati dai due ricercatori in tutti gli Stati Uniti il miglioramento è risultato irrilevante nel 55% dei casi, addirittura contraoproducente per il 30% e positivo per il restante 15%.

Robinson spiega che i genitori sono importantissimi ma dovrebbero stare vicino ai figli in un modo più soft. Il loro ruolo non è tanto quello di coinvolgersi nelle attività scolastiche dei ragazzi ma di comunicare e far capire l’importanza della cultura e dello studio per il loro futuro.

A questo proposito Robinson ricorda che suo padre, che faceva parte della minoranza di colore, dava molta importanza alla cultura: «Quando tornavo da scuola mi chiedeva come era stata la mia giornata, voleva sapere, mi faceva sentire che la mia educazione era importante per lui, mi comunicava fiducia. Sapevo che i miei sarebbero stati orgogliosi di quello che facevo a scuola, e mi bastava, era come se avessi un pilota automatico interno, non avevo bisogno che fossero coinvolti nei dettagli della mia educazione, perché avevo interiorizzato il messaggio».

Fonte: Corriere della Sera – Leggi l’articolo

Il dato interessante che emerge dalla ricerca non è tanto se i figli vanno aiutati o meno nei compiti, perchè ogni genitore dovrà decidere per il caso particolare, ma che la valutazione dovrebbe avvenire in sintonia con le esigenze dei ragazzi. Come viene ricordato nell’articolo il coinvolgimento dei genitori non deve essere sentito come un obbligo personale e sociale perchè in questo caso ci sarebbe il rischio che venga modulato più sulle aspettative sociali (ad esempio la scuola, il contesto sociale) che non sui bisogni dei figli.

Scritto da: Letizia Mannino

Bambini aggressivi con videogiochi violenti

Uno studio condotto dai ricercatori della Iowa State University con il Nationale Institute of Education di Singapore, pubblicato su Jama Pediatrics, dimostra che i bambini che giocano con videogames a contenuto violento diventano aggressivi e ostili. Gli effetti di questi giochi si accumulano e persistono nel tempo perchè agiscono sui meccanismi cognitivi. Lo studio ha osservato il comportamento di oltre 3.000 bambini di entrambi i sessi dagli 8 ai 17 anni, controllandoli per 3 anni.

Per Cristiana De Ranieri del servizio di Psicologia Clinica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù le conclusioni dello studio sono condivisibili anche nel nostro Paese e sottolinea: “L’aspetto inquietante è che questo studio dimostra che non è solo il comportamento del momento a risentirne ma la formazione del giudizio che i piccoli si fanno sulla violenza, che diventa perfino divertente ed eccitante, seppure ad alta tensione. Cambia l’idea dell’aggressività, diviene permanente nel tempo e potrebbe restare a fare parte del loro repertorio cognitivo. Questo tipo di giochi sviluppa una attitudine cognitiva verso la violenza e più i bambini sono piccoli e più gli effetti sono dannosi”.

Fonte Ansa –  Leggi l’articolo

 

Scritto da: Letizia Mannino

I pericoli vanno spiegati ai bambini

Uno studio condotto osservando il comportamento di 63 famiglie con bambini dagli 8 ai 10 anni, pubblicato sul Journal of Pediatric Psychology, mette in evidenza come spesso i genitori ricorrono a rimproveri e punizioni senza spiegare ai figli perchè devono evitare determinati giochi o modi di agire; ma i richiami e gli schiaffi non evitano che i bimbi si facciano male.  Quando invece i genitori si soffermano a spiegare ai figli perchè non devono mettere in atto un determinato comportamento e i pericoli che comporta i bambini comprendono e non ripetono l’errore.

Secondo Linardi, direttore del Reparto di Pediatria e Neonatologia dell’Ospedale di Imola “La nuova ricerca analizza la società americana ma riflette a pieno anche la nostra. Spesso i genitori sono stanchi, assenti o distratti. Ma se ci si confronta con i ragazzi il loro atteggiamento cambia positivamente”.

Fonte ANSA  – Leggi l’articolo

 

Scritto da: Letizia Mannino

La condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia

E’ uscita la Relazione sulla condizione dell’Infanzia e dell’adolescenza in Italia 2010-2011 che sviluppa i temi al centro dell’attenzione dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. La relazione ha una cedenza biennale come previsto dalla legge 23 dicembre 1997 n. 451.

Il volume è articolato in tre parti. La prima offre un quadro generale sulla condizione di bambini e adolescenti. La seconda parte contiene un aggiornamento del quadro normativo e di indirizzo a livello nazionale e regionale. La terza parte, infine, riporta alcuni approfondimenti su temi di attualità come: una ricerca sulla partecipazione degli adolescenti e preadolescenti alla vita familiare, scolastica, associativa e sociale nei loro contesti di vita quotidiana, un approfondimento sul rapporto tra generazioni e la trasmissione di valori e un terzo approfondimento dedicato al tema dei minori stranieri non accompagnati.

Relazione sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia

Scritto da: Letizia Mannino

Matrimonio e… separazioni

L’Associazione Matrimonialisti Italiani (AMI) in un Convegno tenutosi a Napoli ha fornito alcuni dati su matrimoni e separazioni. Il 30% dei matrimoni (dato nazionale) finisce nel triennio ma ci si sposa di più al Sud, in particolare a Napoli, e meno al Nord.

In aumento i divorzi fra gli over 65 con la più alta percentuale a Roma e Milano dove il 20% dei divorzi riguarda persone nella terza età. Percentuale che 20 anni fa si assestava al 2%.  

Un ruolo importante nelle separazioni oggi è svolto dai social network. Infatti il 30% delle separazioni giudiziali, secondo i dati dell’AMI, dipende da infedeltà legate appunto all’utilizzo di social network e chat; questi ultimi purtroppo, segnalano gli avvocati, stanno comportando ripercussioni negative anche nel rapporto genitori-figli.

Fonte: La Repubblica  – Leggi l’articolo

Scritto da: Letizia Mannino

Stile genitoriale e obesità nei bambini

Secondo uno studio condotto dalla McGill University di Montreal (Canada) sul rapporto tra figura genitoriale e la tendenza all’obesità nei bambini da 0 a 11 anni  l’atteggiamento di mamma e papà riveste un ruolo importante.

Lo studio ha messo in evidenza che i bambini con genitori che avevano instaurato un rapporto equilibrato tra regole e affetto, ragionevoli nell’espressione di giudizi, flessibili nel premiare e punire avevano un rischio minore di diventare obesi rispetto a bambini con genitori classificati come “autoritari”; quest’ultimi si mostravano più rigidi sia nel porre dei limiti che nel negoziarli e non erano in grado di mantenere un clima di dialogo e affetto con i propri figli.

Per arrivare a queste conclusioni gli studiosi canadesi hanno analizzato i rapporti con i genitori di oltre 37.500 bambini, isolando volutamente la sola variabile educazione e comportamento genitoriale.

Fonte: Corriere della Sera –  Leggi l’articolo

Scritto da: Letizia Mannino

Le relazioni virtuali mettono a rischio quelle reali

Un indagine condotta in Gran Bretagna ha rivelato che dietro gli indubbi benefici delle tecnologie si nasconde un pericolo che può incidere sulla personalità degli adolescenti sempre pià lontani dal mondo reale e sempre più immersi in quello virtuale. Oramai i ragazzi comunicano quasi esclusivamente tramite messaggi e social network e hanno difficoltà a interagire con le persone parlando e guardandole negli occhi.

La ricerca, condotta da Opinion Research per conto di Halifax Digital Home Index, ha evidenziato come i genitori non esercitino alcun controllo sul modo con il quale i figli usano tablet e smartphone.  Alcuni dati: due terzi dei ragazzi tra i 7 e i 17 anni possono usare dispositivi elettronici a letto, è permesso usare gli smartphone anche a tavola e lo squillo del cellulare ha la priorità sulle conversazioni in corso. Inoltre il 40% circa dei bambini invia sms anche quando deve dire qualcosa a un membro della famiglia che si trova nella stessa casa.

La maggioranza dei bambini intervistati ha dichiarato che sono stati i genitori a fornire l’esempio di come usare il cellulare.

Secondo gli esperti le nuove generazioni rischiano di crescere incapaci di stabilire rapporti umani anche all’interno della famiglia.

Fonte: La Stampa  – Leggi l’articolo

L’articolo intitolato “Quei ragazzi troppo connessi figli del cattivo esempio” mette in evidenza come anche gli adulti hanno comportamenti analoghi a quelli dei giovani nell’uso delle nuove tecnologie. Giustamente quando si parla di bambini e giovani occorre sempre guardare al contesto in cui vivono per capire se, per esempio, mettono in atto abitudini sbagliate nonostante l’educazione fornita in famiglia o perchè proprio in famiglia hanno appreso quel comportamento.

Scritto da: Letizia Mannino

Tecnologie e relazioni

«I social network hanno creato nuovi complessi estetici ed un occhio molto più severo verso la propria immagine perché chi usa questi mezzi ritiene che il primo impatto visivo sia fondamentale per fare amicizia, intraprendere relazioni romantiche o per motivi professionali» spiega Edward Farrior, presidente dell’American academy of plastic and recontructive surgery. Secondo i membri dell’American Academy mostrarsi su instagram, twitter, iphone ecc sta cambiando il modo in cui gli individui, in particolare i giovani, si vedono.

Fonte: Il Messaggero  – Leggi l’articolo

Ancora un segnale circa l’impatto che le nuove tecnologie possono avere sulla vita sociale e sul senso di identità personale. Il rischio di quanto riportato nell’articolo è che si alimenti un modo di guardare a se stessi troppo preoccupato dell’apparenza esteriore e di come si può essere percepiti dagli altri. E’ vero che l’immagine è la prima cosa che vedono gli altri ma le relazioni si basano su diversi aspetti come empatia, simpatia, sintonia, affinità e tanto altro. L’ansia di piacere e di ricevere approvazione può anche essere espressione di insicurezza. In quest’ultimo caso potrebbe risultare problematico se si affrontasse una difficoltà principalmente di tipo emotivo, come una scarsa autostima, con ritocchi di chirurgia estetica.

Scritto da: Letizia Mannino