Tutti gli articoli di Letizia Mannino

Adolescenti: altruismo e benessere

Da una ricerca della University of California e pubblicata su ‘Proceedings of the National Academy of Sciences’ emerge che negli adolescenti aiutare gli altri attiva aree del cervello associate al sistema limbico e dà più piacere di quanto non accada nello svolgere attività che forniscono ricompense immediate per se stessi, come ricevere denaro, mangiare cioccolato o ascoltare musica.

Per i ricercatori che hanno condotto lo studio: “In chi sceglieva attività altruistiche si attivava in modo più evidente lo striato ventrale del cervello, area del sistema limbico connessa con il piacere e, a distanza di un anno, mostravano anche un calo dei sintomi depressivi. Quelli che invece sceglievano ricompense immediate per se stessi non erano altrettanto gratificati e tendevano a divenire più depressi nel tempo. Perciò, tenendo conto che i giovani sono facilmente preda alla depressione con picchi intorno ai 17-18 anni, sottoporli ad attività altruistiche come la raccolta di fondi per beneficenza o il volontariato possono essere un ottimo strumento per prevenirla”.

Fonte ANSA

Dalla ricerca emerge, quindi, che svolgere attività altruistiche giova non solo agli altri… ma anche a se stessi.

Scritto da: Letizia Mannino

Bambini in cucina: mangiano più verdure

Da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal Appetite emerge che i bambini che cucinano insieme ai genitori mangiano più verdure e passano più tempo a tavola in famiglia. Coinvolgere i bambini in cucina pare abbia effetti positivi non solo sulle abitudini alimentari; infatti lo studio ha messo in evidenza che per i bambini “aiutare nelle preparazione del pasto rappresenta un modo per migliorare la percezione di sé. Coloro che avevano cucinato per la famiglia hanno detto di sentirsi indipendenti, orgogliosi e dimostravano un approccio più positivo alla tavola”.

Fonte: Ansa – Leggi l’articolo

Scritto da: Letizia Mannino

Un’età difficile per i genitori: l’adolescenza

Secondo alcuni studiosi l’adolescenza segna sì un periodo particolarmente difficile e di crisi ma non tanto per i ragazzi, come solitamente si pensa, ma per i genitori.

Parla dell’argomento un articolo pubblicato su ‘Internazionaledal titolo “Il problema degli adolescenti”  (di Jennifer Senior, New York Magazine, Stati Uniti).

Una ricerca condotta da Laurance Steinberg su come i genitori vivono il passaggio alla pubertà dei figli primogeniti ha messo in evidenza come questi si sentissero rifiutati e riconoscessero un calo dell’autostima, un aumento di sintomi fisici, di malessere e tensione.

Sempre Steinberg ha riscontrato che l’adolescenza rappresenta un periodo diffcile in particolare per quei genitori che non hanno interessi esterni in grado di assorbirli. “E’ come se il figlio, lasciando il centro della scena, spostasse l’attenzione sulla vita dei genitori, rivelando così se sono appagati o meno”.

Fonte: Internazionale (18-23 aprile 1014) – Jennifer Senior, Il problema degli adolescenti, New York Magazine, Stati Uniti

L’articolo guarda all’adolescenza con una prospettiva diversa perchè mette l’attenzione su quanto i genitori possono contribuire a far diventare l’adolescenza un periodo complicato. Infatti, in questa fase proprio come conseguenza del modificarsi del coinvolgimento nella vita dei figli anche i genitori sono chiamati a mettere in atto delle trasformazioni non solo nella relazione con questi ma anche a livello personale e nella relazione con il partner. Ogni genitore vivrà quest’esperienza in riferimento al suo modo di essere, alla sua esperienza come figlio. Genitori diversi, quindi, potranno vivere in modo differente la crescente autonomia dei figli: con ansia, con soddisfazione magari mista ad apprensione, con un senso di perdita del ruolo di genitore, solo per fare alcuni esempi.  Porre l’attenzione anche sui vissuti dei genitori può aiutare quest’ultimi ad avere una maggiore chiarezza e a modularsi maggiormente in sintonia con il modificarsi delle esigenze dei figli.

Purtroppo, se non riconosciuti, i vissuti dei genitori possono contribuire a creare circoli viziosi incrementando la conflittualità.  Dai dialoghi genitori-figli riportati nell’articolo emerge che le tensioni, in alcuni casi, possono essere determinate dalla ribellione dei ragazzi a controlli sentiti come ingiustificati.

Scritto da: Letizia Mannino

Disturbi alimentari anche al maschile

Il quotidiano ‘La Repubblica‘ ha pubblicato un articolo, di Tina Simoniello, “Anoressia, allerta maschi” perché i disturbi alimentari si stanno diffondendo anche fra il sesso maschile. Infatti, secondo uno studio pubblicato sul British Medical Journal la presenza e la diffusione di questi disturbi nei maschi sono sotto studiati,  sottodiagnosticati e sottotrattati.

Il responsabile di Neuropsichiatia infantile del Bambino Gesù di Roma, Stefano Vicari osserva: «Registriamo un aumento sensibile dei dca, dell’anoressia in particolare tra gli adolescenti maschi, e anche tra i bambini. Notiamo negli anni un aumento dell’attenzione sul corpo nel mondo dell’età evolutiva che nelle femmine si manifesta con il controllo del cibo nei maschi assume la forma di vigoressia intesa come concentrazione esasperata sul vigore muscolare, sull’efficienza fisica».

La ragazza anoressica si vede grassa sebbene sia sottopeso, il ragazzo si percepisce esile pur non essendolo e si sottopone a allenamenti e a diete disfunzionali.

 «È chiaro, parliamo di epifenomeni dietro i quali c’è qualcosa di più profondo», sottolinea Vicari.

Fonte: La Repubblica

Importante quanto viene messo in evidenza nell’articolo perché il disturbo alimentare in senso stretto è uno delle possibili manifestazioni che assume il disagio emotivo. Dietro questi disturbi generalmente è presente un’eccessiva attenzione al proprio aspetto esteriore, una difficoltà a percepirsi in modo adeguato (vedersi grassi anche se si è normopeso o magri) e una tendenza a ricavare la propria autostima dall’aspetto fisico. La famiglia è importante perchè le prime relazioni contribuiscono alla formazione di un adeguato senso di sicurezza personale che può costituire un fattore protettivo verso questi disturbi; inoltre sono i familiari i primi che, in genere, riescono a cogliere i segnali della presenza di disturbi della sfera della condotta alimentare.

Scritto da: Letizia Mannino

Come dorme chi sta bene in coppia

Da uno studio condotto su un campione di 1100 persone e pubblicato sul sito dell’Edinburgh International Science Festival emerge che le coppie che dormono a poca distanza l’uno dall’altra sono più felici e soddisfatte rispetto a quelle che si addormentano distanti o non hanno nessun contatto fisico durante la notte.

La ricerca è partita dagli studi dello psichiatra Samuel Dunkell che aveva associato ad ogni posizione che si assume nel sonno un tratto della personalità.  Il  nuovo studio estende queste interpretazioni al modo in cui dormono le coppie.

Fonte: La Repubblica – Leggi l’articolo

Una coppia non avrebbe bisogno dell’interpretazione delle posizioni in cui dorme per sapere come va la relazione. Talvolta però anche le manifestazioni esterne, come il modo di domire, possono orientare la coppia a riflettere e ricercare i motivi della “distanza” emotiva; motivi che possono essere di varia natura e non sempre ed esclusivamente espressione di una difficoltà nel legame affettivo.  Nelle vignette, per esempio, le ragioni sembrano altre…

Scritto da: Letizia Mannino

Allarme maestri britannici per la “generazione tablet”

In Gran Bretagna l’Association of Teachers and Lecturers lancia l’allarme che l’abitudine dei bambini piccoli a usare tablet e smartphone comporta effetti sulla concentrazione e sulla capacità di socializzare.

‘Ho parlato con diverse maestre di scuola materna – spiega Colin Kinney, uno degli insegnanti dell’associazione, al Guardian – e sono preoccupate per il numero sempre più alto di bambini che sanno come far scorrere uno schermo ma hanno poche, se non nessuna, abilità manipolative con le costruzioni, o non sono in grado di socializzare con gli altri, ma i cui genitori parlano con orgoglio di come sanno maneggiare smartphone e tablet”.

La principale associazione di pediatri britannici ha già emanato delle linee guida in cui si sconsiglia l’esposizione a smartphone, tablet, ma anche alla tv sotto i due anni, e si consiglia di limitarla a un’ora al giorno nei bimbi più grandi.

Fonte ANSA – Leggi l’articolo

Scritto da: Letizia Mannino

Litigiosità in famiglia e glicemia

Da uno studio condotto da un gruppo di psicologi della Ohio State University e descritto in un articolo pubblicato su “Proceedings of the National Academy of Sciences” risulta che bassi livelli di glucosio nel sangue possono rendere le persone più irascibili e facilitare la perdita di autocontrollo.  Più precisamente, secondo gli autori, dalla ricerca emergono dati che dimostrerebbero che i bassi livelli di glucosio possono influire anche sulla capacità di regolare le emozioni e frenare gli impulsi; e più specificamente avrebbero individuato anche una correlazione fra bassi livelli di glucosio e l’aggressività nella coppia.

Fonte: Le Scienze – Leggi l’articolo

L’importante è avere una adeguata capacità di riconoscere i propri stati emotivi così da modulare meglio un’eventuale condizione di irritabilità; a prescindere che questa sia dovuta a un basso livello di glucosio che ad altre ragioni, come una giornata lavorativa stressante e faticosa.  In questo modo è possibile evitare di scaricare le proprie tensioni sull’altro, magari reagendo a situazioni di scarso rilievo che in un altro momento verrebbero facilmente appianate.

Scritto da: Letizia Mannino

Proteggere… dalle ‘intemperie’

Scritto da: Letizia Mannino

Bambini e uso del telefonino

Per la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) andrebbe vietato l’uso dei telefonini per i bambini sotto i 10 anni.

“Ad oggi non conosciamo tutte le conseguenze legate all’uso dei cellulari – precisa Giuseppe Di Mauro, presidente della SIPPS – ma da un utilizzo eccessivo potrebbero scaturire una perdita di concentrazione e di memoria, oltre ad una minore capacità di apprendimento ed un aumento dell’aggressività e di disturbi del sonno”.

Maria Grazia Sapia, esperta in ambiente e bambino spiega: “L’Italia si colloca al primo posto in Europa per numero di telefonini posseduti e l’età media dei possessori diminuisce sempre di più”. Trattandosi “di piccole ricetrasmittenti che vengono normalmente tenute vicino alla testa durante le comunicazioni”, “gli effetti nocivi per la salute sono sempre più evidenti, alcuni legati agli effetti termici: l’interazione di un campo elettromagnetico con un sistema biologico provoca aumento, localizzato, della temperatura” e “quando le esposizioni sono molto intense e prolungate possono superare il meccanismo di termoregolazione portando a morte le cellule con necrosi dei tessuti”.

Fonte ANSA – Leggi l’articolo

Scritto da: Letizia Mannino

Donne a confronto con facebook

Secondo uno studio condotto da Petya Eckler (University of Strathclyde, Regno Unito), Yusuf Kalyango (Ohio University, Usa) ed Ellen Paasch (University of Iowa, Usa), facebook peggiora il rapporto delle utenti femminili con la propria immagine e il proprio corpo perchè sono portate a fare confronti con foto di amiche o immagini di altre donne.

Lo studio, per il quale i ricercatori hanno intervistato 881 studentesse universitarie in merito all’utilizzo di facebook verrà presentato alla 64esima conferenza annuale dell’International Communication Association di Seattle.

Fonte: La Repubblica – Leggi l’articolo

Quanto messo in evidenza dallo studio non è necessariamente connesso all’utilizzo di facebook. Infatti, spesso si osserva come confrontarsi frequentemente con le altre persone per ricercare conferme è già espressione di un senso di scarsa fiducia in se stessi. Non c’è dubbio che l’occasione e l’abitudine di guardare e osservare molte foto può favorire il confronto e… lo sconforto… innescando un circolo vizioso.

Scritto da: Letizia Mannino