Tutti gli articoli di Letizia Mannino

Nativi digitali e capacità relazionali

Un articolo pubblicato sul quotidiano “La Repubblica” parla dell’infanzia digitale. Dell’argomento si è parlato anche durante il congresso Pediatric Academic Societies and Asian for Pediatric Reasearch che si è tenuto a Vancouver.

I nativi digitali sono in grado di utilizzare già a 2, 3 anni smartphone e tablet e di telefonare ad un adulto; ma, nella maggior parte dei casi, non sanno andare in bicicletta, né allacciarsi le scarpe e altro ancora.

Anna Oliverio Ferraris commenta “Non è obbligatorio che a 2 anni un bambino sappia vestirsi da solo, ma dovrebbe almeno provarci. Ma la cosa più importante è che nei suoi primi 5 o 6 anni di vita gli si consenta di imparare a muoversi, parlare e socializzare, in una parola a diventare autonomo, cosa che non si può fare soltanto attraverso il web”.

Pare che l’evoluzione digitale dei bambini marci di pari passo con quella che negli Stati Uniti si chiama “sindrome di super-protezione”, cioè la paura degli adulti che i bambini possano farsi male facendo attività come giocare.

Stefano Vicari neuropsicologo del Bambin Gesù di Roma spiega che alcuni studi recenti abbozzano la possibilità che l’eccesso di utilizzo di strumenti virtuali rallenti altre forme di di apprendimento, soprattutto quelle relazionali e il linguaggio.

Fonte: La Repubblica – Leggi la notizia

Scritto da: Letizia Mannino

Studio australiano sulla depressione post partum

Da uno studio del Murdoch Childrens Research Institute di Melbourne condotto su 1500 madri e pubblicato sul Journal of Obstetrics and Gynaecology, le donne colpite da depressione in prossimità del parto o nel primo anno hanno più probabilità di soffrire di sintomi depressivi quando il figlio raggiunge i quattro anni.  Lo studio ha però anche messo in evidenza che il 40% delle donne che soffrono di depressione con figli di 4 anni non ne aveva mai sofferto prima; questo dato, secondo lo studio, suggerisce che la salute mentale delle madri è peggiorata con il crescere del bambino.

I risultati – scrive l’autrice principale della ricerca Hannah Woolhouse – contraddicono l’opinione prevalente secondo cui le madri sono più vulnerabili alla depressione nei primi due mesi dopo il parto. “Questo è uno dei primi studi estesi sulla prevalenza nel tempo della depressione nelle madri per la prima volta, poiché le segue fino a quattro anni dopo il parto”.

Per Hanna Woolhouse quanto emerge dalla ricerca suggerisce l’opportunità di estendere sia il monitoraggio della salute mentale delle nuove madri che il supporto oltre il periodo immediato dopo il parto. (fonte ANSA)

Fonte ANSA – Leggi la notizia

Scritto da: Letizia Mannino

Allo studio effetti smartphone e cervello teenager

Si dibatte molto sugli effetti che l’uso di smartphone e tablet può avere sullo sviluppo del cervello degli adolescenti ma fino adesso i risultati sono controversi. Uno studio al via in Gran Bretagna vorrebbe raccogliere informazioni più chiare sugli effetti di queste tecnologie.
“L’obiettivo dello ‘Study of Cognition, Adolescents and Mobile Phones’ (Scamp, che in inglese vuol dire ‘monello’), spiegano i promotori dell’Imperial College di Londra, è reclutare 2500 ragazzi tra 11 e 12 anni, l’età in cui iniziano ad avere un telefonino proprio, chiedendo loro di installare una app che monitora l’utilizzo, mentre al 20% del campione sarà anche fatto indossare un dispositivo che misura le radiazioni. I ragazzi saranno seguiti per tre anni, e periodicamente verrà chiesto a loro e ai genitori di rispondere a domande sullo stile di vita, sul benessere e di sottoporsi a vari test per la misurazione delle capacità cognitive, della memoria e dell’attenzione. ”Valutandoli all’inizio dello studio e poi due anni dopo – spiega Mireille Toledano, coordinatrice della ricerca – saremo in grado di vedere come le abilità cognitive si sviluppano in relazione all’uso dei telefonini e delle altre tecnologie wireless’‘. (Fonte Ansa)

Fonte Ansa – Leggi notizia

Scritto da: Letizia Mannino

Droghe e giovani: aumentano gli ‘alchimisti’

Sarà presentato oggi 19 maggio, in collaborazione con l’Asl MI2 il presso l’Istituto tecnico Argentia di Gorgorzola (MI) il volume ‘Consumi d’azzardo: alchimie, fragilità e normalità’ che riporta i risultati dello studio Espad®Italia  2013, condotto dall’Ifc-Cnr. I dati verranno illustrati anche a Roma il 20 maggio, nell’ambito dell’evento ‘A chi compete la raccolta, l’interpretazione dei dati e lo studio della parte sommersa del ‘fenomeno droga?’, organizzato dal Centro interdipartimentale di biostatistica e bioinformatica (Cibb) dell’Università di Roma Tor Vergata, nella sede centrale del Cnr (P.le Aldo Moro 7) e il 22 maggio a Firenze durante ’Il fenomeno delle dipendenze in Toscana’ organizzato dall’Ars.

Il libro a cura di Sabrina Molinaro, Roberta Potente e Arianna Cutilli della Sezione di epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr) di Pisa, illustra i principali risultati dello studio Espad®Italia 2013.

“Tre studenti su quattro hanno fatto, almeno una volta nella vita, uso di droghe e/o abuso di alcol,  psicofarmaci o gioco d’azzardo”, spiega Sabrina Molinaro dell’Ifc-Cnr. “Fra questi, il 17% ha già un comportamento a rischio di dipendenza: una quota in crescita. Ma a destare preoccupazione non è solo l’incremento, bensì anche la tendenza a improvvisarsi ‘alchimisti’, mescolando sostanze e principi psicoattivi con effetti sconosciuti, stimolanti, allucinogeni, smart drugs, cannabis, eroina, cocaina, etc.”.

Fonte: Le Scienze – Leggi l’articolo

Scritto da: Letizia Mannino

Nonne e funzioni cognitive

Per le nonne stare con i nipoti, purchè non si esageri,  fa bene alle funzioni cognitive.

E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su Menopause, la rivista della North American Menopause Society, da cui emerge che le donne che seguono i nipoti almeno una volta a settimana hanno capacità cognitive migliori delle coetanee che non hanno questo stesso impegno.

“Dallo studio è anche emerso che il “troppo” nuoce: ovvero le donne che hanno a che fare con la prole per tutta la settimana lavorativa (ovvero per 5 giorni a settimana) hanno fatto registrare livelli inferiori di velocità di elaborazione mentale, di attenzione e di capacità nell’immagazzinamento temporaneo dei dati e delle informazioni. Eccessivo impegno mentale e fisico? Troppa stanchezza? Quale sia la motivazione alla base di quest’ultimo risultato, che gli stessi ricercatori hanno definito “inaspettato“, non è ancora chiaro. L’ipotesi è che il malumore delle nonne potrebbe giocare un certo ruolo in questo declino delle capacità mentali: dalle interviste è infatti emerso che le donne che trascorrono tutta la settimana a occuparsi dei nipoti ritengono che i propri figli pretendano troppo da loro.”

Fonte: Il sole 24 ore – Leggi l’articolo

Plausibile l’ipotesi dei ricercatori anche se forse il problema non è costituito automaticamente dall’aumentare delle ore ma da come l’impegno viene avvertito dalle nonne. Ad esempio se viene concordato serenamente con i figli, o se una nonna è gratificata dal fatto di potere essere di aiuto probabilmente verrà avertito meno come un peso rispetto alle nonne che magari lo sentono come un limite per altri impegni o come stancante.

Scritto da: Letizia Mannino

Il divorzio breve passa alla Commissione Giustizia

“Via libera della commissione Giustizia della Camera al disegno di legge per il divorzio breve che andrà in Aula il 26 maggio. Il testo, approvato a larga maggioranza dai componenti della commissione, prevede una riduzione dei tempi a 12 mesi in caso di contenzioso e a 6 mesi per le consensuali”. (Fonte Ansa)

Il tempo di 6 mesi a contrario di quanto previsto nel testo originario decorre non dal deposito degli atti ma dalla notifica. Ai fini della riduzione a 6 mesi nel caso della consensuale sarà ininfluente la presenza dei figli o meno. (Fonte Il Sole 24 ore).

Fuori dal parlamento sono arrivati anche i pareri contrari. Secondo don Paolo gentili direttore dell’Ufficio Cei della Pastorale della Famiglia «anticipare i tempi per disfare una famiglia» porta a «disgregare la stessa società che sulle famiglie si regge», e si augura «un passo indietro, anzi un passo avanti». Non è soddisfatta nemmeno la Lega italiana per il divorzio breve, secondo cui il testo è sì un «buon passo avanti rispetto alla illogica e penalizzante normativa attuale», ma chiamarlo «divorzio breve» significa «ingannare gli italiani» e la richiesta resta quella di riconoscere «il diritto per le coppie di divorziare senza passare attraverso un preventivo periodo di separazione legale». (Fonte ‘La Stampa’)

Scritto da: Letizia Mannino

Rapporto Oms: salute degli adolescenti nel mondo

Il Rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ‘Health for the world’s adolescents’ fornisce un quadro della salute degli adolescenti.

Solo per citare alcuni dati, dal rapporto risulta che  la depressione è la prima causa di disabilità e malattia tra i ragazzi nel mondo; mentre incidenti stradali, Hiv/Aids e suicidi sono invece le tre principali cause di morte tra gli adolescenti tra i 10 e i 19 anni di età a livello globale.

Gli esperti Oms sottolineano inoltre come proprio l’adolescenza rappresenti il periodo più critico ai fini della prevenzione di malattie croniche e per ‘gettare le basi’ per una buona salute in età adulta: ”Se trascurati, comportamenti e problemi di salute che emergono durante l’adolescenza – afferma Jane Ferguson, principale autore del Rapporto – hanno potenziali effetti devastanti per la salute da adulti”.

Fonte Ansa – Articolo

Giustamente viene evidenziata la rilevanza della prevenzione in particolare per i giovani e giovanissimi. Riguardo la depressione è importante differenziare fra momenti di scoraggiamento e abbassamento dell’umore che possono essere legati ai mutamenti dell’adolescenza da quadri più importanti; in alcuni casi per capire meglio la situazione può essere utile farsi aiutare da professionisti del settore come psicologi, psicoterapeuti e medici; è importante però non allarmarsi più del necessario per evitare di trasmettere ai ragazzi l’idea che sono fragili o malati..

Scritto da: Letizia Mannino

Rapporto Ilo sulla tutela della maternità nel mondo

Il quotidiano ‘La Repubblica’ ha dedicato un articolo al rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo)  intitolato “Maternity and paternity at work: Law and practice across the world; il rapporto evidenzia come la tutela della maternità nel mondo è inadeguata per il 71,6% delle lavoratrici e la maggior parte delle donne che non hanno garanzie, o garanzie inadeguate,  vive in Africa e in Asia.

“ Per quanto riguarda l’Italia, l’Ilo mette in evidenza luci e ombre: il nostro Paese garantisce 154 giorni di congedo (più di Germania, Francia e Spagna), ma è ancora indietro per quanto riguarda i permessi concessi ai padri e soprattutto per le lettere di dimissioni in bianco che vengono fatte firmare alle lavoratrici al momento dell’assunzione in modo che possano essere licenziate senza problemi quando restino incinte. Una prassi di cui in Italia si fa “largo uso”, segnalata anche in Croazia, Grecia e Portogallo”.

Fonte ‘La Repubblica’ – Leggi articolo

Per approfondire:

Organizzazione Internazionale per il lavoro – Ilo

Comunicato stampa  “Progressi sulla protezione della maternità (…)’

Comunicato stampa  ‘In alcuni paesi, la crisi economica porta un sostegno inaspettato alle famiglie’

Fa riflettere la contraddizione che emerge nel nostro paese dove da una parte è presente una buona normativa di tutela delle lavoratrici e dall’altra un uso largamente diffuso della richiesta di firmare una lettera di dimissioni in bianco…. nei fatti la lettera annulla la tutela …

Importante il rapporto dell’Ilo perché se non c’è adeguata tutela per la maternità la scelta di avere un figlio può essere accompagnata da ansia. In particolare in un periodo di crisi economica, con livelli molto alti di disoccupazione, un figlio piuttosto che rappresentare un esperienza positiva può invece spaventare; tanto più coloro che già per loro temi personali sentono il bisogno di avere il “controllo” delle situazioni o sono molto preoccupati delle aspettative sociali verso il ruolo genitoriale.

Scritto da: Letizia Mannino

Madri nel mondo: rapporto Save the Children

Nei giorni scorsi diversi quotidiani hanno parlato del 15° Rapporto di Save the Children sullo Stato delle Madri nel Mondo che ha analizzato le condizioni di mamme e bambini in 178 paesi: le nazioni in fondo alla classifica negli ultimi anni hanno vissuto un conflitto o una catastrofe naturale.  

In testa alla classifica dei paesi dove lo stato di salute della madre, il livello di istruzione, le condizioni economiche, politiche e sociali garantiscono il benessere alle mamme e ai loro figli si trova il Nord Europa con Finlandia, Norvegia e Svezia.

L’Italia, quest’anno, si porta dal 17° posto all’11°; cambiamento dovuto, secondo l’indagine, essenzialmente alla’aumento della presenza delle donne al governo. (passato dal 20,6% della scorsa edizione al 30,6% dell’ultima).

Colpisce il confronto tra i paesi ricchi e i paesi in via di sviluppo dove se in Svezia (3° posto) una donna su 14.100 rischia di perdere la vita per cause legate alla gravidanza o al parto, in Chad (170° posto) accade ad una su 15. Un bambino su 5 in Sierra Leone (172°posto) rischia di morire prima di aver compiuto 5 anni, mentre in Islanda corre questo rischio solo uno su 435 (4° posto).

Il 15° Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo esamina in particolare l’impatto delle crisi umanitarie sul benessere e la sopravvivenza delle madri e dei loro bambini.

Fonte Rapporto di Save the Children

Scritto da: Letizia Mannino

Il dolore pediatrico

Un’indagine del gruppo di studio Piper (Pain in Pediatric Emergency Room) ritiene che il 37% dei bambini che arrivano in pronto soccorso non riceve un trattamento per ridurre la sofferenza prodotta dal dolore. Secondo l’indagine spesso il dolore dei bimbi, o perché sono troppo piccoli per esprimerlo o perché viene scambiato per un capriccio, finisce per non essere adeguatamente trattato. Il Gruppo Piper in occasione del IV Multidisciplinar Pain Meeting, che si conclude oggi a Minorca, ha presentato le prime raccomandazioni per migliorare la gestione del dolore del bambino al Pronto Soccorso; si tratta di indicazioni di intervento per la fase di triage dove il bambino viene indirizzato alle cure adeguate e volte ad alleviare le procedure che possono provocare dolore.

Fonte AGI – Leggi l’articolo

Ancora un’indagine che rivela l’importanza per genitori, medici e tutti coloro che si trovano in relazione con bambini di ascoltare e cercare di comprendere i loro bisogni, esigenze e difficoltà senza essere prevenuti. Nell’indagine citata si fa riferimento a come studi scientifici abbiano dimostrato che intervenire sul dolore pediatrico evita, tra le altre cose, che da adulti la soglia del dolore si abbassi.

Va considerato che quando un bambino non si sente compreso dal contesto adulto a lui vicino, come i genitori o familiari, spesso ne consegue un malessero emotivo; e anche questo dolore andrebbe prevenuto perchè può comportare che si abbassi la soglia alla sofferenza emotiva.

Scritto da: Letizia Mannino