Tutti gli articoli di Letizia Mannino

6 ragazzi su 10 dormono con il cellulare

L’ANSA riporta la notizia di una ricerca dal titolo ‘Messaggiami, sto solo dormendo’ condotta dai pediatri della Geisel School of Medicine di Dartmouth e pubblicata su Family and Community health. Dall’indagine risulta che il 62,9% dei ragazzi dai 12 ai 20 anni porta, quando va a dormire, il telefono cellulare nel letto; il 57% dei giovani lo tiene acceso e il 45,7% lo usa some sveglia mentre il 36,7% messaggia durante la notte e circa l’8% viene svegliato dal suono degli sms in arrivo e fa fatica a riprendere sonno. Fonte: ANSALeggi la notizia

Interessanti i dati della ricerca, in considerazione dell’importanza che può avere il sonno ai fini dell’attenzione e della concentrazione nelle attività che si svolgono durante la giornata. Fattori importanti in tutte le fasi della vita ma che possono esserlo ancora di più nella fase di sviluppo e apprendimento; dove si acquisiscono anche gli stili e abitudini di vita.

Scritto da: Letizia Mannino

La pensione… nella coppia

Cosa accade nella coppia quando il marito va in pensione? Si è occupato di osservare il fenomeno l’istituto di ricerca indipendente IZA – con sede all’Università di Bonn; dallo studio è emerso che quando il coniuge va in pensione le mogli sono a rischio di presentare mal di testa, ansia, insonnia, in particolare in società con una divisione molto rigida dei ruoli in famiglia.
Secondo lo studio, ripotato dall’ANSA,  contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, i sintomi, se anche la moglie lavora, possono essere ancora più accentuati.

Fonte ANSA – Leggi la notizia

Sull’argomento anche l’articolo su ‘La Repubblica’

Scritto da: Letizia Mannino

Il compromesso… paradossale…

Scritto da: Letizia Mannino

La prima parola…

Secondo uno studio inglese, notizia riportata dall’ANSA, la prima parola pronunciata da un bimbo inglese su otto non è più la tradizionale e emozionante mamma e/o papà bensì tablet. A riferirlo sono stati gli stessi genitori attraverso un sondaggio che ha coinvolto 3614 persone circa; gli intervistati hanno lamentato di avere sentito per la prima volta la voce del loro piccolo che si rivolgeva al tablet e non a loro…

Fonte ANSA – Leggi la notizia

Scritto da: Letizia Mannino

Capire il sovrappeso dei figli

L’ANSA riporta la notizia di uno studio dell’Università di San Diego e pubblicato Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics dal quale emerge che un terzo dei genitori di bambini obesi o in sovrappeso ha difficoltà a valutare la situazione tanto da ritenere ritenere che i figli siano perfettamente in salute.

Quanto rilevato dalla ricerca è in linea con un altro studio, pubblicato dalla rivista Pediatrics, secondo cui metà dei genitori con un figlio sovrappeso o obeso pensa invece che sia perfettamente in linea.

La ricerca ha anche evidenziato come i genitori sarebbero molto più orientati a far cambiare dieta (il 61% ci ha provato)  rispetto a far aumentare l’esercizio fisico (41%). Quest’ultime percentuali scendono ulteriormente se anche i genitori hanno problemi di peso.

Fonte ANSA – Leggi la notizia

Obesità e sovrappeso hanno cause multifattoriali tra cui possono svolgere un ruolo i fattori emotivi. E’ importante che i genitori riconoscano il sovrappeso, senza drammatizzare,  e ne parlino con  gli specialisti al fine di favorire la prevenzione di ulteriori problemi e di individuare l’approccio più adeguato. Se, per esempio, le cause sono di tipo emotivo (insicurezza, disagio nella relazione con gli altri) le diete non solo risulteranno inefficaci ma possono accentuare le insicurezze sull’aspetto fisico.

Scritto da: Letizia Mannino

Cosa fa scattare l’alchimia?

Una studio condotto da un team internazionale di ricercatori – del Centro interdisciplinare di Herzliya (Israele) e delle università statunitensi di Rochester (New York) e dell’Illinois a Urbana-Champaign – ha cercato di comprendere cosa fa scattare l’alchimia, l’interesse e l’attrazione per gli uomini e per le donne. Dallo studio è emerso che generalmente per gli uomini la scintilla  al primo appuntamento scatta per una ragazza carina e comprensiva che ai loro occhi appare anche più femminile e sessualmente desiderabile; non è stato invece individuato cosa fa scattare l’interesse nelle donne.

Le attenzioni, per esempio, non funzionano automaticamente per le donne. O quantomeno non fanno scattare l’amore a prima vista ma possono far scattare reazioni variabili sia di attrazione che di allontanamento. Le donne, spiegano i ricercatori, sono più caute dell’uomo nell’interpretare le espressioni di interesse di un estraneo e non vengono necessariamente condizionate dalle attenzioni; molto dipende da come vengono interpreati gli atteggiamenti. L’uomo invece tende a fidarsi e non riflette più di tanto sui secondi fini.

Lo studio, concludono i ricercatori, riesce a spiegare le regole dell’attrazione che guidano l’uomo ma non svela il segreto per conquistare una donna.

Fonte: La Repubblica – Leggi l’articolo

Scritto da: Letizia Mannino

Leggere fin da piccoli…

Secondo studio condotto da esperti dell’università di Edimburgo e del King’s College di Londra,  i bambini che a 7 anni o prima ancora mostrano già spiccate abilità nella lettura, nel tempo svilupperanno maggiori competenze cognitive; non solo solo sul fronte dell’intelligenza verbale, ma anche in relazione a tante altre capacità intellettuali.  Nella ricerca pubblicata sulla rivista Child Development sono stati sottoposti a test circa 1.890 gemelli omozigoti.
Stuart Ritchie, autore principale della ricerca, mette in evidenza come i risultati hanno chiare implicazioni per l’insegnamento. Porre rimedio precocemente ad eventuali difficoltà di lettura influisce non solo sull’alfabetizzazione ma anche sullo sviluppo di altre abilità cognitive.

Fonte Agenzie di stampa:

ANSA – Leggi la notizia

AGI – Leggi la notizia

Scritto da: Letizia Mannino

Mamme in ansia…

Uno studio tedesco mette in correlazione l’ansia delle mamme, già da quando sono in attesa, e il pianto del bambino. La ricerca condotta da Johanna Petzoldt dell’Università di Dresden e pubblicata sulla rivista Archives of Disease in Childhood ha coinvolto quasi 300 gestanti che sono state seguite dall’inizio della gravidanza fino al parto e successivamente ricontattate quando il bimbo aveva 4 e 16 mesi. L’osservazione ha evidenziato che laddove la mamma soffriva d’ansia era più probabile che il bimbo presentasse pianti prolungati (fino a 2-3 ore) e per più giorni della settimana.

Simonetta Gentile, Responsabile di Psicologia Clinica dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma commenta che lo studio conferma ciò che si ossserva abitualmente nella pratica clinica : “Il comportamento del bambino dipende molto dallo stile di attaccamento che si genera con la mamma – spiega Gentile – quindi è chiaro che un attaccamento sicuro e una mamma che non va subito in ansia favorisce uno sviluppo più armonico del bambino e il piccolo diventa più resiliente”.

Fonte ANSA – Leggi la Notizia

Diversi studi condotti sulla teoria dell’attaccamento da Bowlby e collaboratori hanno messo in evidenza la possibile correlazione fra lo stile di accudimento materno, ma non solo, e lo sviluppo di un senso di sicurezza personale del bambino. Individuare questi aspetti è importante per poter interrompere eventuali circoli viziosi. Infatti una mamma in ansia corre il rischio di essere ulteriormente ‘allarmata’ da un bimbo che piange in modo ‘inconsolabile’. Per le neomamma, quindi, può risultare importante capire il motivo dei propri stati ansiosi; così facendo non solo la mamma potrà ritovare una maggiore tranquillità ma si facilita l’instaurarsi di una relazione con il bimbo più serena e sintonica.

Scritto da: Letizia Mannino

Il divorzio si ‘eredita’?

Sul quotidiano ‘La Repubblica’  un articolo dal titolo ‘I figli dei divorziati divorziano di più?‘ che riporta il parere di diversi esperti sull’argomento. Elizabeth Marquard, che ha condotto uno studio su 1.500 figli di coppie divorziate ha concluso che il divorzio può essere necessario, ma non è mai buono.

Da uno studio europeo (finlandese, del National Public Health Institute), su 1471 studenti intervistati a 16 e poi a 32 anni è emerso che i figli di genitori separati hanno un tasso maggiore di separazione, divorzio e comportamenti a rischio rispetto a quelli delle coppie stabili. Per la ricerca, il divorzio dei genitori costituisce una «base di vulnerabilità».
Gian Ettore Gassani, presidente della Associazione Matrimonialisti Italiani ritiene che i figli dei divorziati siano in parte responsabili del calo dei matrimoni e che le nozze oggi si affrontano con più cautela.
Per Umberto Galimberti se in alcuni casi le separazioni possono essere necessarie si deve avere comunque chiaro che la scelta avrà delle conseguenze sui figli.

Fonte: La Repubblica – Leggi l’articolo

I figli possono soffrire per il divorzio dei genitori e possono soffrire anche se questi restano insieme se la convivenza non corrisponde ad una reale armonia e serenità.

Se è vero come dice Galimberti che quando si sceglie il divorzio non bisogna poi cercare alibi, occorre però differenziare le situazioni perché forse non tutte le separazioni e divorzi si attuano con le stesse modalità. Se i genitori riescono a mantenere e costruire una relazione con i figli e anteporre le loro esigenze, gli effetti dolorosi e disorientanti possono essere più contenuti e gestibili.

Un altro aspetto che può risultare importante è come avviene il processo di svincolo dalla famiglia. Tanto più un figlio riesce a vedere l’esperienza del divorzio dei genitori come espressione del loro modo specifico di essere persone, coppia e genitori, tanto più potrà cercare di comprendere il loro punto di vista senza generalizzarlo al funzionamento dei rapporti sentimentali e affettivi in genere; quindi senza sviluppare una sfiducia nelle relazioni di coppia e nella famiglia. Così facendo i figli di divorziati potranno investire nella propria storia affettiva in modo individuale, traendo magari insegnamento dall’esperienza dei propri genitori.

Scritto da: Letizia Mannino

Leggere per ‘leggere la mente’

Sul Corriere della Sera un articolo dedicato all’importanza di leggere libri per imparare a comprendere gli altri.  Ma non tutti i libri avrebbero questo effetto. Gli esperimenti di Emanuele Castano della New School for Social Research di New York e pubblicati di recente su Science, mettono in evidenza come solo chi legge buona letteratura è più bravo a comprendere e fare ipotesi sui pensieri dell’interlocutore.  L’ipotesi è che i classici della letteratura descrivano personaggi più complessi che costringono il lettore a guardare la realtà da diverse prospettive; processo che sembrerebbe non verificarsi quando si legge un romanzo con una decsrizione meno approfondita dei personaggi.

E’ importante quindi far vivere la lettura come un piacere fin da piccoli. Giorgio Tamburlini presidente del Centro per la Salute del Bambini Onlus spiega come la lettura dovrebbe essere un occasione di relazione con l’adulto; ad esempio i genitori, o altri adulti, dovrebbero avere l’abitudine di leggere quotidianamente storie al bambino.

Fonte: Corriere della Sera, Salute – Leggi l’articolo

Scritto da: Letizia Mannino