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#IoRestoaCasa: attività creative con i bambini

In queste settimane vengono forniti tanti suggerimenti per organizzare il tempo e le attività da svolgere a casa; e molti consigli sono rivolti all’ intrattenimento dei bambini. Propone degli spunti per i più piccoli anche Alessandra Falcone responsabile del Centro Alberto Manzi e del Centro Zaffiria. In un’intervista pubblicata da Vita spiega come “L’arte e la creatività, coltivate tra le mura domestiche, possono certamente aiutare i bimbi a comprendere e a superare meglio questo momento, l’importante, però, è che anche l’adulto si lasci trascinare dal piacere di prendersi cura della propria fantasia”.

Alessandra Falcone è esperta  di educazione ai media  e con RaiScuola ha curato il ciclo di trasmissioni “Alberto Manzi. L’attualità di un maestro”. Le associazioni dove lavora in questo periodo di emergenza coranavirus si stanno impegnando per  mettere a disposizione materiale che può essere usato a distanza  e che possa aiutare  genitori e insegnanti a trovare ispirazione. Infatti, dovendo stare a casa è importante riuscire a trovare dei modi creativi  per trascorrere del tempo insieme in famiglia.

Nei siti delle associazioni citate è possibile trovare filmati e idee per organizzare le attività con i bambini in modo creativo.

Nel sito del Centro Alberto Manzi si trova diverso materiale tra cui dei video che riproducono parti della trasmissione televisiva ‘Non è mai troppo tardi’ condotta da Alberto Manzi e che andò in onda in Rai dal 1960 al 1968.

Fonti per approfondire:

Vita, Più che case tecnologiche ai bambini servono famiglie in relazione

Centro Alberto Manzi

Centro Zaffiria

Fonte foro: Pixabay

 

 

 

Scritto da: Letizia Mannino

I consigli di un astronauta per #IoRestoaCasa

L’astronauta della NASA Nick Hague, abituato a condividere per lungo tempo gli spazi angusti di una stazione spaziale fornisce alcuni consigli  su come affrontare al meglio la permanenza a casa

Ecco alcuni suggerimenti:

  • Creare uno spazio per se stessi dove ritirarsi ogni tanto
  • Trovare un modo per ricaricarsi mentalmente e distrarsi
  • Tenere presente che stiamo tutti nella stessa barca
  • Non dimenticare l’importanza della comunicazione: esprimere quello che si prova ed ascoltare gli altri
  • Non concentrarsi su quello che non si può controllare
  • Concentrarsi sulle cose sulle quali si può incidere e quindi che si possono provare a modificare

Per vedere il  Video

La Repubblica, Video: Coronavirus, i consigli dell’astronauta per la quarantena in spazi stretti: “Cercate un angolino per voi stessi, collaborate e comunicate”

Fonte foto: Freepik

Scritto da: Letizia Mannino

Emergenza coronavirus: bambini a casa

Il momento è difficile per tutti  ma certamente le situazioni non sono tutte uguali. Pensiamo infatti a chi aveva già altre patologie in corso. A chi invece aveva problemi di salute e stava facendo accertamenti. A chi vive in ambienti molto piccoli, a chi ha in famiglia persone con problemi di salute fisica o psichica. Purtroppo già è difficile in tempi ‘normali’ rispondere in modo adeguato alle esigenze individuali e ora a causa del momento critico è ancora più difficile.

E vanno considerati inoltre i bisogni dei bambini e dei ragazzi. In diverse città (per esempio Firenze, Milano e Roma),  alcuni genitori si sono fatti promotori della richiesta che venga prevista la possibilità di fare una passeggiata con i bambini.

I pareri sull’argomento sono diversi. La lettera aperta dei genitori di Milano, pubblicata dal Corriere della Sera, ha tra i firmatari associazioni, psicologi, insegnanti e richiede che ai bambini venga concessa un’uscita al giorno a piedi, di corsa, in bicicletta o su monopattino, accompagnati da un genitore che gestisca il rispetto delle distanze e senza che si formino assembramenti.

La richiesta dei genitori è assolutamente comprensibile, ma in questo momento di emergenza vanno tenute in considerazione diverse variabili tra cui la sicurezza dei bambini stessi, dei loro genitori e dei parenti. Il coronavirus a causa della sua facilità di contagio ci coinvolge tutti e l’interesse del singolo è strettamente connesso a quello della collettività.

Nella situazione emergenziale che stiamo vivendo emergono  opinioni diverse sul modo di affrontare l’intrattenimento dei più giovani.

La pedagogista Elena Zanfroni, docente all’Università Cattolica di Milano, in un’intervista pubblicata dal quotidiano ‘La Repubblica’ esprime la sua perplessità circa la richiesta dell’ora d’aria; non tanto perché non risulti legittima e comprensibile ma per la difficoltà e  per i rischi che presenterebbe la sua attuazione.

Per la docente sono i genitori che dovrebbero cercare strategie per gestire la permanenza a casa. E precisa come non esista un’unica ricetta, ma ad ognuno è affidato il compito di trovare una modalità propria; suggerisce  inoltre di mantenere la consueta ritualità all’interno della casa: chiedendo ai figli di lavarsi e vestirsi (senza restare in pigiama) anche se dovranno seguire una lezione a distanza.

Mentre  lo psicoterapeuta Alberto Pellai in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera sostiene che sarebbe bene per i bambini avere la possibilità di passare del tempo all’aperto. Per il terapeuta è come se i bambini a causa della compressione potessero diventare una sorta di pentola a pressione.

Oggi finalmente è arrivato il chiarimento del Viminale che prevede la possibilità per un genitore di fare una camminata con il figlio nei pressi della propria abitazione, ma restando invariati i criteri del decreto in merito alle uscite. Viene ribadito che non è possibile correre, andare in bici, in monopattino o altri giochi. Era infatti difficile che potesse venire recepita appieno la richiesta avanzata.

Come possiamo affrontare la complessità della situazione? Un possibile approccio potrebbe consistere nell’evitare di mettere l’attenzione su quello che non si può fare, cercando piuttosto di cogliere l’occasione per fare delle cose con i figli che in genere non è mai stato possibile fare. Partendo dall’evidenza che alcune delle  modalità usuali di intrattenimento dei bambini in questo momento non sono attuabili, occorre pertanto provare a trovare delle attività nuove. Se ci si concentra su ciò che non si può avere diventa difficile cogliere nuove opportunità. E la frustrazione dei genitori rischia di ‘contagiarsi’ ai bambini, rendendoli più ingestibili e contribuendo a creare circoli viziosi.

E’ evidente che il momento è complesso per tutti,  anche per i genitori, magari impegnati comunque con il lavoro all’esterno o in smart working, e in mille altri problemi quotidiani.

Inoltre sarebbe importante non ‘personalizzare’ il contenuto dei decreti del Governo, per esempio facendo confronti tra il si all’uscita dei cani e il non avere citato i bambini. Non credo che prevedere l’uscita dei cani comportasse una mancanza di attenzione nei confronti dei bambini. Come ha spiegato il sindaco di Prato (Articolo del Corriere della Sera) i cani possono uscire per fare i bisogni perché non sanno usare il bagno. Sta poi al senso di responsabilità individuale non approfittare delle situazioni per uscire.

Vengono limitate uscite e contatti perché l’obiettivo è quello di contenere la diffusione del virus. Se tutti uscissero sentendosi un’eccezione, ci ritroveremmo tutti sotto casa; immaginiamo: spostamenti in ascensore, nelle scale dei palazzi… L’intento delle limitazioni è da ritenersi protettivo.  Non era possibile tenere conto delle esigenze di tutti perché sarebbe venuto meno il senso stesso delle restrizioni.

Ci sono tante cose che in ‘tempi normali’ erano abbastanza scontate e che ora non lo sono più. Pensiamo ad alcuni sanitari impegnati in prima linea che non possono neppure vederli i figli, anche per paura di contagiarli; certamente tutto questo comporterà una sofferenza per i figli e per i genitori. Inoltre in questo momento di emergenza, sempre a causa del rischio contagio,  è difficile avere cura di chi sta male. Solo per citare  alcuni esempi di rinunce emotive che richiede la gestione dell’emergenza sanitaria in corso.

Quindi le richieste dei genitori sono certamente comprensibili, tuttavia va tenuto presente che il momento è molto difficile.

Per concludere un suggerimento anche se potrebbe sembrare non facile da attuare: provare  a vedere la situazione da una diversa prospettiva…

Letizia Mannino

Per approfondire:

Corriere della Sera, La pedagogista Zanfroni: “Un’ora d’aria per i bambini? La vedo difficile, i genitori sarebbero i primi trasgressori”

La Repubblica,  I diritti dei bambini al tempo de virus

Corriere della Sera, Coronavirus e proroga chiusure scuole. L’appello degli psicologi: “Un’ora d’aria per i bambini, i decreti devono occuparsi anche di loro”

Corriere della Sera, Coronavirus, cara Raggi, per la passeggiata ai cani si e ai bambini no?

Corriere della Sera, Bambini a casa e coronavirus, lo psicoterapeuta Pellai: ci vuole una misura ad hoc o esploderanno

Fonte foto: Freepik

 

Scritto da: Letizia Mannino

Emergenza coronavirus: la vita cambia

Da settimane siamo in emergenza per il Coronavirus e le nostre vite sono cambiate  e cambieranno a tanti livelli, in termini pratici e relazionali.  Per evitare il contagio (di contagiare e di essere contagiati) è necessario tenere il distanziamento sociale. Inevitabile avere la preoccupazione di ammalarsi o che stia male un proprio caro, amici e persone vicine.

Gli individui che si ammalano e risultano positivi al test, o che sono stati vicino a chi è positivo,  devono stare in quarantena e questo talvolta viene affrontato a casa propria con tutte le difficoltà che la situazione comporta.

E necessario proteggere le persone più fragili, ma questo si traduce di fatto nell’impossibilità di vederle.  Dobbiamo purtroppo allontanare proprio chi potrebbe avere più bisogno di una vicinanza.

Inoltre c’è il capitolo molto doloroso che riguarda l’impossibilità di stare accanto a chi sta male e a chi purtroppo decede. Tutti i gesti e i comportamenti con cui siamo abituati ad esprimere cura e affetto ai nostri cari, quando sono malati, per adesso sono ‘sospesi’.

Anche il personale  sanitario, come abbiamo letto, medici e infermieri,  in particolare al nord dove sono più impegnati a far fronte ai numerosi malati, sono costretti a ‘tenere le distanze’ da figli e familiari per evitare un possibile contagio.

Per riuscire a contenere la diffusione del virus è stato opportuno e necessario mettere la distanza fisica nelle situazioni sociali.

Contemporaneamente, in seguito alle limitazioni disposte dai diversi decreti, ci si ritrova molto ‘più vicini’ dentro casa. Le scuole sono chiuse e si è cercato il più possibile di favorire il telelavoro, lo smart working ecc. e di conseguenza le diverse attività vengono svolte  da casa

Pertanto le distanze aumentano all’esterno e spesso diminuiscono all’interno delle proprie abitazioni. Per molti questa è una esperienza piacevole, l’occasione per stare più tempo insieme ma non è sempre così. Intanto occorre riorganizzare gli spazi perché se non si vive da soli ognuno deve avere una postazione di lavoro; e se ci sono i figli anche loro devono avere degli spazi per seguire le lezioni e studiare.

Non tutte le famiglie hanno appartamenti con spazi adeguati. E quindi occorre ripensare gli ambienti. Tutto questo può essere anche divertente se in famiglia c’è armonia, ma purtroppo non sempre è così. Ci sono famiglie che devono far fronte a difficoltà di varia natura. E quindi occorre trovare un modo per non stressare troppo le situazioni. E quando è opportuno e necessario non bisogna esitare a chiedere aiuto.

Fin qui ho fatto riferimento a chi lavora da casa. Ma se pensiamo a tutte le attività che sono state chiuse non è difficile immaginare che tante persone in questo momento non hanno reddito o gli si è notevolmente ridotto. Pensiamo anche a chi aveva già un lavoro precario e magari in questa situazione lo ha perso. Quindi all’emergenza sanitaria si affianca una problematica economica che può mettere individui e famiglie in seria difficoltà.

Pertanto accanto all’emergenza più specificamente sanitaria vanno considerati gli aspetti emotivi, relazionali affettivi,  la gestione dei conflitti, il lutto, gli aspetti economici ed altro ancora, tanto più che non sappiamo la durata di questa emergenza.

Secondo un sondaggio condotto dall’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza di Demos-Fondazione Unipolis il 73% degli Italiani ritiene che l’epidemia durerà alcuni mesi e  per il 16% ameno un anno.

Non sappiamo ancora quale sarà la durata delle limitazioni attuali e quali altri provvedimenti potrebbero essere ritenuti utili a salvaguardare la salute di tutti. Di conseguenza occorre preparasi anche emotivamente a far fronte ai provvedimenti e ai cambiamenti che si dovessero rendere via via necessari. Dovremo cercare di convivere con limitazioni, incertezze e paure.

Per adesso ho citato solo dei temi che attengono alla pandemia del covid 19 e alcuni di questi cercherò di approfondirli.

In questi giorni anche diversi quotidiani hanno pubblicato articoli che affrontano vari argomenti tra i quali: come spiegare ai bambini il coronavirus, come gli adolescenti affrontano la sospensione delle attività abituali, la paura della malattia e il lutto.

Letizia Mannino

Per approfondire l’indagine citata:

Osservatorio Europeo per la sicurezza

Fonte  immagine Pixabay

Scritto da: Letizia Mannino

La società senza genitori…

Interessante da leggere l’intervista di Polito al prof. Ammaniti e pubblicata dal Corriere della Sera, dal titolo ‘Violenze e social, ecco la società senza genitori”; affronta una serie di temi importanti sull’educazione e la nostra società partendo anche dagli episodi di maltrattamento verso bambini  molto piccoli che di recente sono apparsi sui quotidiani.

Un primo tema affrontato è la scarsa natalità. Per i dati Istat nel 2016 il 34% delle famiglie italiane non ha figli e del 66% delle famiglie con figli il 46 % ne ha uno solo. Quindi nel tempo è venuta meno l’esperienza dei fratelli e delle sorelle.

Un altro tema importante è quello della iperstimolazione che costituisce l’altra faccia dell’abbandono. Il Professor Ammaniti parla di ‘protesi educative’ segnalando il problema di intrattenere troppo precocemente i bambini con tablet o altri strumenti. Completamente diversa l’esperienza di un bambino che va a dormire con una storia letta dai genitori.

E ancora nell’intervista viene affrontato il tema attuale della difficoltà  mettersi nei panni dell’altro. Spiega Ammaniti: “Alla logica della società, che è inclusiva, si sostituisce quella del gruppo, o peggio del branco, che è esclusiva. Sempre più spesso anche il social network è un branco. In quella logica si è esclusi se si esclude il fragile, il goffo, il timido, il malato, il disabile, il nero, chiunque sia in una condizione di vulnerabilità”.

Secondo i dati dell’Unicef il 37% dei ragazzi è stato in qualche modo vittima di bullsimo, denotando una grave difficoltà a rapportarsi in modo rispettoso in una relazione.

Inoltre viene messo in evidenza come sempre più nell’attuale società si esclude l’altro per sentirisi inclusi.

Ma comunque una speranza c’è: “Ci può salvare l’impegno. L’etica della responsabilità. Un bene comune da perseguire”, dice Ammaniti.

Un altro passaggio interessante dell’intervista è la risposta alla domanda riguardo al cambiamento nel bisogno di autonomia dei giovani: “Oggi questa fretta non c’è anche perché i genitori non esercitano più tanta autorità, li trattano come fratelli e li proteggono come se ne fossero i sindacalisti?” Chiede Polito

Nella risposta Ammaniti cita una frase dello psichiatra Erik Erikson che a suo parere andrebbe incisa sullo stipite di ogni porta: “Se i genitori non accettano la propria morte, i figli non potranno entrare nella vita”.  Spiega Ammaniti come “Il più delle volte sbagliamo proprio per questa paura inconscia. Oscuramente avvertiamo che la loro crescita si accompagna alla nostra fine. E proviamo a impedire entrambe. Perché l’uomo del Duemila, nel suo delirio di onnipotenza, pretende di vivere come se fosse immortale». Fonte: Corriere della Sera, Massimo Ammaniti: “Violenze e social, ecco la società senza geniori”

La questione che appare rilevante è come trasmettere il valore dell’altro anche ai figli unici e a tutti i ragazzi in genere e finanche agli adulti. Infatti avere fratelli non costituisce una garanzia di sviluppare capacità relazionali e sociali. Emerge come la questione centrale è la genitorialità. Come aiutare e sostenere la famiglia a svolgere la sua funzione educativa e sociale quale che sia il numero dei figli.

Si ritiene che la capacità di comprendere e rappresentarsi il punto di vista dell’altro sia basilare in un processo di crescità armonico. Infatti ci si può sentire forti nel prendere qualcuno di mira ma in queste circostanze è assente la capacità di mettersi nei panni dell’altro e di valutare che non sarebbe affatto piacevole se la situazione si svolgesse a parti invertite. Il problema è che molti adulti non hanno avuto modo loro stessi di sviluppare questa capacità in modo adeguato e pertanto potrebbero avere difficoltà ad insegnarla e a fungere da modello nei confronti dei figli.

Scritto da: Letizia Mannino

OMS linee guida per la salute dei bambini

Il tema dell’uso delle tecnologie per i bambini è sempre attuale.  Di recente sono uscite le linee guida dell’OMS con indicazioni  per la salute dei bambini e alcune fanno riferimento proprio all’uso degli schermi. Sempre più spesso i dispositivi digitali vengono utilizzati per intrattenere i bambini anche piccoli e invece occorre prestare maggiore attenzione non solo alle attività che svolgono i bambini ma anche agli effetti per la salute dell’uso di schermi luminosi; inoltre vanno considerati gli effetti per lo sviluppo delle competenze cognitive e relazionali.

Attualmente, oltre il 23% degli adulti e l’80% degli adolescenti non sono sufficientemente attivi fisicamente con diverse conseguenze per la salute.

L’Oms segnala come vada ridotto il tempo passato davanti a uno schermo a vantaggio di altre attività e giochi di movimento. Importanti per lo sviluppo attività come la lettura, puzzle, canto da svolgere insieme a un adulto.

Le linee guida riportano  alcune raccomandazioni:

Per i bambini da zero a due anni divieto assoluto di restare fermi davanti a uno schermo, mentre dai due ai quattro anni i bimbi non dovrebbero essere mai lasciati per più di un’ora a guardare passivamente lo schermo televisivo o di altro genere, come cellulari e tablet.

Per i piccoli fino a un anno di età è importante l’attività fisica diverse volte al giorno. Inoltre i neonati dovrebbero dormire in totale 14-17 ore al giorno

I bambini da uno e due anni dovrebbero svolgere almeno tre ore di attività fisica giornaliera e dormire per  11-14 ore in totale.

Tra i due e i quattro anni di età i bambini dovrebbero svolgere  almeno tre ore di attività fisica giornaliera e dormire  10-13 ore in totale.

Fonte: Bambini, le linee guida Oms su attività fisica, compotamento sedentario e sonno

Per approfondire:

Linee guida dell’Oms

 

 

Scritto da: Letizia Mannino

Rapporto Istat: studenti promossi ma insufficienti…

Di recente è stato pubblicato il Rapporto Istat sugli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile e tra i vari temi affrontati c’è anche l’istruzione. I dati che riportati dovrebbero far riflettere.

Risulta infatti che i ragazzi promossi con una buona media hanno difficoltà nella lettura e nella comprensione di un semplice brano

Solo per citare alcuni dati: in Italia, la quota di ragazzi iscritti al terzo anno delle scuole secondarie di primo grado che non raggiungono la sufficienza nelle competenze alfabetiche è il 34,4% e in matematica del 40,1%.

Le ragazze si collocano al di sotto della sufficienza nelle competenze matematiche (41,7% ragazze  contro il 38,5% dei ragazzi), mentre per la lettura la situazione si inverte e il 38,3% dei ragazzi non raggiunge la sufficienza nelle competenze alfabetiche mentre per le ragazze la percentuale è del  30,4%.

Tra gli studenti delle seconde classi delle scuole superiori di secondo grado, il 33,5% non raggiunge un livello sufficiente nelle competenze alfabetiche e il 41,6% in quelle numeriche.

Interessante anche la differenza tra i diversi canali della scuola secondaria di secondo grado: il 17,7% dei liceali non raggiungono la sufficienza nella lettura e il 29,2% in quelle matematiche; tra coloro che frequentano gli istituti tecnici invece sono insufficienti in lettura il 39,6% e in matematica il 42,3%; tra i ragazzi degli istituti professionali il 69,4% che non raggiunge la sufficienza in lettura e il 77,2% in competenze numeriche. I dati risultano correlati anche con le regioni di residenza.

Fonte: Istat, Rapporto SDGs   2019

 

Scritto da: Letizia Mannino

Parlare favorisce lo sviluppo cerebrale del bambino

E’ importante parlare con i bimbi piccoli per favorire lo sviluppo delle aree del cervello preposte al linguaggio. Illustra l’argomento un articolo pubblicato da ‘Le Scienze’, ‘ Il dialogo adulto-bambino e lo sviluppo cerebrale‘.  Uno studio condotto da Rachel Romeo e colleghi del Massachusetts Institute of Technology a Cambridge e pubblicato sulla rivista ‘Journal of Neuroscience’  ha messo in evidenza attraverso un’analisi della scansione di imaging cerebrale  l’importanza dell’ambiente nei primi anni di vita ai fini dello sviluppo neurocerebrale.

Contrariamente a quanto messo in evidenza da altre ricerche il fattore cruciale e predittivo per lo sviluppo delle capacità linguistiche non sembra dipendere  dallo status socioeconomico ma da un esposizione adeguata al linguaggio nei primi anni di vita. Abitudine del contesto che influenzerà anche le  abilità cognitive in età adulta e il livello di scolarità.

Ancora una volta uno studio che mostra l’importanza della relazione con le figure di accudimento ai fini dello sviluppo cognitivo oltre che di quello affettivo/emotivo. E’ importante che i bambini fin da piccolissimi non siano prevalentemente impegnati in giochi ma abbiano la possibilità di passare del tempo parlando e comunicando con gli adulti.

Fonte: Le Scienze, Il dialogo del bambino e lo sviluppo cerebrale

Fonte foto pixabay

Scritto da: Letizia Mannino

Le raccomandazioni dei pediatri su smarthone, sonno e altro…

Si è tenuto a Roma il 74° Congresso Italiano di Pediatria promosso dalla Società Italiana di Pediatria. Al  centro dell’appuntamento al salute del bambino dalla nascita e per l’intera vita perché come dimostrano molti studi ciò che accade nella primissima infanzia influenzerà il benessere nella vita adulta. Nell’ambito dell’incontro sono stati affrontati diversi temi come l’uso dello smartphone e tablet, i vaccini, il bambino che viaggia, i problemi del sonno ecc.

La società Italiana si esprime con un docuemnto ufficiale circa l’uso dei media per i bambini da 0 a 8 anni pubblicato sulla rivista Italian Journal Pediatrics. Il documento è frutto di un’analisi della letteratura scientifica che ha indagato gli effetti positivi e negativi sulla salute dovuti all’esposizione ai media.

Qualche dato rispetto all’utilizzo dello smartphone: negli Stati Uniti  il  92%  dei bambini lo usa nel primo anno di vita e a due anni lo utilizza giornalmente. In Italia 8 bambini su 10 tra i 3 e i 5 anni sanno usare il  cellulare dei genitori . Il 30% dei genitori si avvale dello smartphone per calmare e distrare i bimbi già nel primo anno di vita.

Ancora una volta viene confermato che i media non sono negativi o postivi in sé ma occorre vedere che impiego ne viene fatto. A questo fine possono essere molto utili le indicazioni fornite dai pediatri che informano in merito a rischi e opportunità.

Importante riflettere su quanto viene segnalato perché gli effetti possono essere a lungo termine. Inoltre è bene ripensare alle relazioni in famiglia perché, come viene segnalato spesso, i dispositivi vengono utilizzati per distrarre i bambini e invece potrebbe essere l’occasione per trovare modi diversi di intrattenersi insieme facendo delle attività.

Fonte dove trovare il materiale:

Società Italiana Pediatria (SIP)

74° Congresso di Pediatria

Foto Pixabay

Scritto da: Letizia Mannino

Tenersi per mano come anestetico

Il quotidiano ‘La Repubblica’ riporta la notizia di una ricerca condotta dai neuroscenziati della University of Colorado, pubblicata sulla rivista scientifica Pnas e riportata dal Times di Londra secondo la quale in una coppia tenersi per mano è un antidoto contro il dolore. Funziona in entrambi i sessi ma l’efficacia è maggiore per le donne.

Inoltre l’effetto di sollievo dal dolore si presenta nelle coppie dove i partner si amano mentre non funzionerebbe nei matrimoni infelici. Il fenomeno si spiega perché le coppie più affiatate quando si tengono per mano le onde cerebrali viaggiono allo stesso ritmo e questo permette di contenere stress e dolore.

L’esperimento è stato condotto su 22 coppie eterosessuali fra i 23 e i 32 anni d’età e tenersi per mano ha ridotto mediamente l’intensità del dolore del 34 %.

Ma non tutti gli studiosi concordano con questi risultati. Per Flavia Mancini dell’Università di Cambridge quello che conta è non sentirsi soli di fronte al dolore, avere una adeguata connessione sociale.

Fonte: La Repubblica, ‘Se una coppia si tiene per mano si riduce la sensazione di dolore’

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Scritto da: Letizia Mannino