Tutti gli articoli di Letizia Mannino

La scuola per “Scoprire il segreto di sé”

Su Avvenire un breve articolo di Elena Ugolini dal titolo “A scuola con un senso: scoprire il segreto di sé”, che parla del significato della scuola; per descriverlo parte dalla domanda che le ha posto 15 anni fa una alunna della scuola dove lei era preside. La ragazza dopo avere fatto il calcolo di quante ore avrebbe passato nella sua vita tra banchi e studio le chiede (domanda che peraltro spesso si pongono e pongono i ragazzi): Ma perché dobbiamo studiare? Che senso ha quel che studiamo per la nostra vita? La prego, mi risponda».

La Ugolini nello spiegare il senso della scuola dice che: “ Lo scopo della scuola non è studiare dei libri, ma rispondere al desiderio di scoprire il segreto di sé e delle cose”

Interessante la visione di abbandono scolastico che propone la Ugolini:  “Se il 20% di loro l’abbandona senza neppure aver conseguito una qualifica professionale, se per il 37% di loro la scuola “è un luogo dove non voglio andare”, è perché in quelle ore, spesso, invece, non accade nulla di significativo per sé. I ragazzi non hanno paura di far fatica per le cose che desiderano. Odiano la mancanza di senso, la percezione di essere “sommersi” di risposte a domande che non hanno. Non è vero che i ragazzi amano solo quello di cui vedono un’immediata utilità. In ogni ragazzo esiste quel desiderio di imparare per cui si può essere disposti anche a far la fatica di studiare la grammatica delle cose”. (fonte: “Avvenire”)

Stimolante una visione della scuola come luogo in cui scoprire il segreto di sé. Una scuola, quindi che avrebbe il compito di interessare, entusiasmare, incuriosire… dove è possbile appunto,  anche conoscersi, oltre che conoscere.

www.avvenire.it

Scritto da: Letizia Mannino

I matrimoni diminuiscono

Immagine da ‘La Repubblica’

Un articolo di Roberto Volpi sul quotidiano ‘Il Foglio’, ‘Il matrimonio religioso a grandi passi verso la scomparsa’, riporta alcuni dati sulla progressiva diminuzione dei matrimoni in Italia : “ Era il 1963, quando i matrimoni celebrati con rito religioso raggiungevano il punto più alto della loro corsa al rialzo: 414.652, pari al 98,7 per cento del totale dei matrimoni (laici e cattolici si sposavano: tutti e in chiesa). E’ il 2013, quando i matrimoni celebrati con rito religioso raggiungono il punto più basso del loro lungo precipitare: 111.545, pari al 57,5 per cento del totale dei matrimoni”. (Il Foglio)

Viene messo in evidenza un certo ruolo svolto anche dalla Chiesa (…) “che ha impresso alla preparazione al (e alla concezione del) matrimonio un’aria grave e pensosa, una nota di persistente preoccupazione, quasi un senso di pericolo”(…). (Il Foglio)

Non c’è dubbio che il matrimonio richiede una certa quota di slancio e di entusiasmo. Non incoscienza ma neppure iper-coscienza.  Alla base del matrimonio ci dovrebbe essere un’adeguata maturità ed equilibrio personale di ciascun partner. Quando la vita di coppia viene intrapresa per scelta e non per bisogno, per paura di stare da soli, per mancanza di sicurezza e autonomia, il percorso insieme è meno tortuoso. Le incomprensioni possono essere più superabili perché meno facilmente danno adito a vissuti personali,  solo per fare degli esempi, di squalifica o di limitazione dei propri spazi.

Anche l’aspetto economico che sempre più spesso viene citato a spiegazione del progressivo calo delle nascite richiede di non cadere negli estremi. Se è vero che i figli devono essere curati e alimentati in modo sano (e tutto questo richiede anche una disponibilità economica) non è però mecessario comprargli ‘l’ultimo modello’ di tutto e comprare tutto.  I figli essenzialmente hanno bisogno di sentirsi amati di avere dei punti di riferimento.  Occorre prestare attenzione che la preoccupazione di fornire beni materiali non copra la difficoltà e il timore di dover offrire ‘beni immateriali’, ben più importanti, come l’affettività.

Scritto da: Letizia Mannino

Stati Generali della Pediatria parla di sicurezza

statigenerali2014LOCANDINA

In occasione della Giornata Mondiale del bambino e dell’adolescente si sono tenuti a Roma gli Stati Generali della Pediatria dal titoloBambini sicuri dalla strada alla rete’ organizzato dalla Società Italiana di pediatria – SIP e dalla  Polizia di Stato (l’immagine è la locandina).

L’evento è stato centrato soprattutto sull’uso corretto di internet con particolare attenzione al cyberbullismo; fenomeno che risulta ancora in gran parte sommerso anche perché i ragazzi difficilmente si confidano con gli adulti. Dai dati presentati il comportamento che ancora risulta prevalente tra le vittime di cyberbullismo è “difendersi da soli” (60% dei maschi e 49% delle femmine).

E’ importante che gli adolescenti acquisiscano un uso corretto e prudente di Internet e dei social network perché oramai fanno parte dell’esperienza dei cosiddetti nativi digitali. Da un’indagine pubblicata su ‘Pediatrics’ emerge che se è vero che l’abuso di internet da parte degli adolescenti può avere effetti negativi  sia sulla salute che sulle relazioni sociali (sino a poter sfociare in vere e proprie psicopatologie)  è vero anche che un uso moderato, o addirittura il mancato utilizzo, possono avere conseguenze altrettanto negative.

Infatti, gli adolescenti che utilizzano molto poco internet rischiano di essere emarginati dal contesto sociale dei coetanei mentre gli utillizzatori assidui rischiano di emarginarsi dalle relazioni sociali. Quindi dai dati sembra emergere che le categorie più a rischio di sviluppare disturbi come depressione, cefalea, disturbi del sonno e obesità ecc. sono sia coloro che lo usano troppo che coloro che lo usano troppo poco.

Nell’ambito dell’incontro è stato presentato un vademecum (che verrà distribuito negli ambulatori pediatrici degli associati SIP) di consigli per navigare sicuri elaborati dalla Società Italiana di Pediatria -SIP, dalla Polizia di Stato e da Facebook rivolto ai genitori e a tutta la famiglia.

Fonte:     Stati Generali della Pediatria – SIP

Scritto da: Letizia Mannino

Coppia… punti di vista diversi…

Scritto da: Letizia Mannino

Il matrimonio è ‘precario’?

Dal rapporto dell’Istat 2013 ‘Il matrimonio in Italia’ emerge che si accentua ulteriormente la tendenza alla diminuizione della celebrazione dei matrimoni già in atto dal 2008. Diminuiscono i matrimoni ma aumentano le coppie di fatto che sono raddoppiate dal 2008 e nel 2013 circa un nato su quattro ha genitori non coniugati.

Oltre alla convivenza come scelta alternativa al matrimonio risultano in aumento quelle prematrimoniali. Ma la posticipazione del primo matrimonio sembra da attribuirsi maggiormente alla permanenza sempre più prolungata dei giovani all’interno della famiglia d’origine.

Com’è noto il rinvio dell’uscita dalla famiglia dei giovani dovuto a diversi fattori come, solo per citarne alcuni: l’ampliamento degli studi e della formazione, la difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro, la diffusa precarizzazione e alla crisi economica che in misura diversa sta colpendo tutti i Paesi.

Il quotidiano ‘La Repubblica’ riporta alcuni commenti di Mons Paglia, presidente del Pontificio Consiglio sulla famiglia sull’argomento. Per Mons. Paglia crescono le coppie ‘a intermittenza’ in cui magari si sta insieme per un periodo per poi lasciarsi e successivamente decidere se tornare insieme o separarsi per sempre, salvo ulteriori ripensamenti; c’è il rischio che “emerga una sorta di tendenza alla defamiliarizzazione della società, in favore sostanzialmente di una società di singoli anziché di famiglie, dove tutto viene piegato all’individualismo”.

Scritto da: Letizia Mannino

Figli e genitori … relazioni ‘a distanza’

Fonte: ‘Famiglia Oggi’

Scritto da: Letizia Mannino

Conflitti di coppia e obesità

Ancora uno studio che mette l’attenzione sulle condizioni di vita che contribuiscono all’obesità. In questo caso si parla di coppia.  Il quotidiano ‘La Stampa’ con l’articolo ‘Matrimonio infelice, obesità in agguato‘ e l’agenzia AGI – ‘Obesita’: liti di coppia e depressione fanno ingrassare‘ riportano la notizia di uno studio della Ohio State University dal quale emerge che i litigi coniugali e la depressione possono portare ad aumento del peso.

Osservate queste correlazioni si tratta però di vedere qual’è la causa e quale la conseguenza. In effetti  quando si parla di obesità talvolta si può fare confusione tra causa ed effetto. Per esempio, molto spesso l’aumento di peso si associa a bassa autostima, ma è sufficiente dimagrire per recuperare l’autostima? Dipende dai motivi sottostanti. In molte persone è proprio una problematica di autostima e insicurezza che porta ad un alterato rapporto con il cibo e quindi ai cossidetti disturbi alimentari. In questa ipotesi l’attenzione andrebbe posta sulle difficoltà emotive sottostanti.

 Una problematica analoga si può determinare nella coppia. Se la relazione invece di essere fonte di benessere e gratificazione reciproca diventa occasione di scontri e delusioni può portare (come tutte le ‘delusioni’) i partner – in particolare coloro che hanno determinati temi di vita – a mangiare di più (come è noto il cibo può avere una funzione ‘consolatoria’ seppure temporanea) o, come mette in evidenza la ricerca, a consumare meno calorie.

Come giustamente osserva Jan Kiecold-Glaser, autore dello studio “Questi risultati suggeriscono non solo come fattori di stress cronico possono portare all’obesita’, ma anche quanto sia importante il trattamento dei disturbi dell’umore. Interventi mirati alla salute mentale potrebbe quindi avere benefici anche per la salute fisica”.

Scritto da: Letizia Mannino

L’indagine della SIP sugli adolescenti

Dall’ultima indagine della Società Italiana di Pediatria sull’adolescenza dal titolo “Generazione ‘I like‘”emerge l’uso sempre più diffuso tra gli adolescenti di WhatsApp. E’ boom dei nuovi social, attraverso i quali gli adolescenti, ma sempre più anche di tantissimi preadolescenti, fanno le loro esprienza sociali, intrecciandole o meno con la vita reale.

Oramai lo strumento più utilizzato è lo smartphone con il 93% che lo utilizza per collegarsi ad internet. Nel 2008 solo il 42% del campione utilizzava internet tutti i giorni contro l’attuale 81%..

L’indagine rileva come chattare impegna molto tempo nella vita degli adolescenti anche nelle ore notturne.

Spiega Giovanni Corsello, Presidente della SIP: “I social network non vanno demonizzati, perché hanno anche aspetti di grande utilità e socializzazione. Il problema come sempre è l’abuso. La migrazione degli adolescenti dal computer al telefonino rende difficilissimo per i genitori rendersi conto del tempo effettivamente speso dai loro figli sui social. È inoltre difficile dettare regole di comportamento dal momento che la stragrande maggioranza degli adulti non ha idea di come si sviluppa la socialità sui nuovi social network, di come si strutturano le relazioni, non conosce il linguaggio utilizzato. In questo contesto parlare di controllo non ha più molto senso. Le nostre risorse per prevenire comportamenti a rischio sono il dialogo, l’ascolto, l’etica comportamentale che noi adulti di riferimento abbiamo insegnato ai figli. I quali prima di essere adolescenti sono stati bambini”. Fonte Società Italiana di Pediatria Generazione ‘I like’

Scritto da: Letizia Mannino

La risposta al pianto dei bimbi

Diversi studi nel tempo hanno messo in evidenza la correlazione fra capacità delle mamme di rispondere in modo sollecito e sintonico al pianto del bambino e lo sviluppo emotivo di quest’ultimo. ‘Il sole 24 ore’ con un articolo dal titolo ‘Il bambino piange? Le mamme con una infanzia positiva rispondono meglio’ cita una ricerca condotta dall’University of North Carolina, in collaborazione con il Fuller Theological Seminary e con la Hebrew University of Jerusalem e pubblicata su ‘Child Development’ da cui emerge, come dice già il titolo, che la capacità delle mamme di rispondere al pianto del figlio è legata anche alle esperienze che queste hanno vissuto durante l’infanzia:  laddove le esperienze erano state positive, o le difficoltà incontrate sono state superate e elaborate, le donne riescono a rispondere in modo più adeguato.

Lo ricerca, che prevedeva l’ascolto del pianto di alcuni bambini, ha messo anche in evidenza come le donne che presentavano minore capacità di rispondere al pianto risultavano meno sensibili anche al pianto dei propri figli avvertendolo con maggiore frequenza come ‘fastidioso’o ‘manipolatorio’. Fonte: Il sole 24 ore – leggi l’articolo

In effetti la teoria dell’attaccamento di Bowlby, successivamente ampliata dai suoi collaboratori, ha messo in evidenza la connessione fra la relazione del  bambino e le figure di riferimento e lo sviluppo affettivo e cognitivo.  Studi successivi hanno mostrato come non sono importanti solamente le esprienze precoci ma ache la successiva elaborazione e accettazione condotte dalla persona circa la propria esperienza personale.

Scritto da: Letizia Mannino