Tutti gli articoli di Letizia Mannino

Rapporto di Save the Children sul benessere madre-bambino

mamme nel mondoIn occasione dell’inaugurazione ad Expo 2015 del ‘Villaggio Save the Children’ è stato presentato il 16° Rapporto di Save the Children che misura il benessere materno-infantile in 179 Paesi del mondo. L’Italia perde una posizione rispetto all’anno scorso a causa di una lieve flessione nella partecipazione delle donne al governo nazionale (30,1% dei posti in parlamento nel 2015, contro il 30,6% del 2014) e negli anni di scolarizzazione (16 anni di formazione scolastica nel 2015 a fronte di 16,3 nel 2014). Rimangono invece stabili altri dati come il tasso di mortalità materna (1 donna ogni 17.100) e quello di mortalità infantile di 3,6 ogni 1.000 nati vivi; il reddito nazionale pro capite è di 35.860 euro.

Dopo la Norvegia che ha il primato mondiale, i paesi più a misura di mamma e bambini sono Finlandia, Islanda, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Spagna, Germania, Australia, Belgio. Più in basso nella classifica la Somalia, preceduta da Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centroafricana, Mali, Niger, Gambia, Costa d’Avorio, Chad, Guinea Bissau, Haiti e Sierra Leone. L’Italia al dodicesimo posto si colloca meglio di Gran Bretagna e Francia.

Per approfondire:

Adnkronos salute

16° Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo

Scritto da: Letizia Mannino

Tecnologie digitali… devono essere una fra le diverse attività

Un articolo sul Corriere della Sera Salute affronta il tema dell’uso delle tecnologie digitali in infanzia e adolescenza. Secondo un recente studio statunitense vanno riviste le linee guida sull’uso di televisione e computer, dell’American Academy of Pediatrics, pubblicate oltre dieci anni fa quindi prima della diffusione dei nuovi cellulari e degli iPad.

Infatti i limiti che vi erano previsti, schermi vietati ai bambini prima dei due anni di età e massimo 2 ore al giorno per i più grandicelli, sono stati oggi ampiamente superati con le nuove tecnolgie. Secondo un’indagine, condotta su oltre 2600 ragazzini fra otto e sedici anni, il 63 per cento passa ore a giocare o sui social network, col tablet o con il telefonino. Situazione analoga in Italia dove un’indagine conoscitiva sull’infanzia e l’adolescenza condotta due anni fa da Eurispes e Telefono Azzurro, mostra che il 38 per cento dei bambini al di sotto dei due anni ha già usato un dispositivo mobile per giocare o guardare video, mentre a otto anni il 72 per cento maneggia abitualmente tablet e cellulari dei genitori.

Scritto da: Letizia Mannino

Memoria… ‘generazionale’…

Scritto da: Letizia Mannino

Leggere storie ai bimbi aiuta il linguaggio

E’ importante leggere ai bimbi fin da piccolissimi perché li aiuterà nel linguaggio.

Uno studio del Centro Medico dell’ospedale pediatrico di Cincinnati (Ohio, Usa), condotto da John Hutton e presentato convegno annuale delle Pediatric Academic Societies a San Diego ha mostrato come la lettura durante la fase di sviluppo che precede la scuola materna ha un impatto su come il cervello del bambino elabora le storie e sull’atteggiamento che avrà verso la lettura.

Per la ricerca Hutton e colleghi hanno studiato un piccolo campione di bambini misurando l’attività cerebrale tramite risonanza magnetica mentre veniva letta una storia.  

Dall’oservazione è emerso che i bambini con genitori che leggevano loro dei racconti attivavano maggiormente le aree cerebrali che supportano l’elaborazione semantica (l’estrazione di significato dal linguaggio), aree fondamentali per il linguaggio orale e succesivamente per lo sviluppo della capacità di lettura; inoltre le aree cerebrali che si attivano hanno anche la funzione di favorire la formazione di immagini mentali, quelle che aiutano il bambino a “vedere la storia al di là delle figure”.

Fonte Corriere della Sera, Leggere ai bambini prima della scuola li aiuta nel linguaggio

Scritto da: Letizia Mannino

Adolescenti: gli effetti di vedere i genitori

La sola vista dei genitori porterebbe i ragazzi a comportarsi in modo meno avventato e più riflessivo; il contrario di quanto avviene in compagnia dei coetanei. Questo tipo di reazione avverrebbe non solo per la paura concreta delle punizioni ma perché alla vista dei genitori si attiverebbero le zone del cervello deputate al controllo.

Uno studio americano ha sottoposto un piccolo campione di ragazzi tra i 16 e i 18 anni alla visione di 2 tipi di video: in uno venivano mostrate immagini dei genitori e nell’altro coetanei. Per valutare le reazioni alle immagini è stata utilizzata la risonanza magnetica a imaging (MRI).

Le scansioni della risonanza hanno rivelato alla vista dei genitori un aumento delle attività delle aree del cervello collegate alla consapevolezza e alla saggezza; l’area del cervello interessata sarebbe il precuneo, regione del lobulo parietale superiore coinvolto nella riflessione su sé stessi e in alcuni aspetti della coscienza.

Dallo studio emergerebbe quindi come a prescindere da un atteggiamento genitoriale punitivo la sola vista di questi favorisce i processi di riflessione su di sé nei figli.

Fonte notizia e immagine  Corriere della Sera, L’attitudine alla ribellione? Nasce (anche) dalla lontananza dai genitori

Scritto da: Letizia Mannino

Il divorzio breve

Cambia il divorzio in Italia. E’ stato approvato il divorzio breve. Quindi non saranno più necessari 3 anni per divorziare ma 6 mesi se la separazione è consensuale e al massimo un anno per quella giudiziale indipendentemente, in entrambi i casi, dalla presenza o meno di figli.

Fonte ANSA,  Divorzio breve è legge, ok definitivo dal Parlamento

Queste novità aiuteranno le coppie e le famiglie? O sono cambiamenti che avranno un impatto prevalentemente sul piano ‘legale’? E su quello emotivo e relazionale della coppia?

Scritto da: Letizia Mannino

Il dolore nei neonati

Un gruppo di ricercatori della Oxford University in uno studio pubblicato sulla rivista eLife ha dimostrato che i bambini piccoli non solo sentono il dolore ma sono anche più sensibili a questo degli adulti.

I ricercatori per valutare se e come le risposte al dolore dei bambini differivano da quelle degli adulti hanno effettuato delle scansioni cerebrali sul cervello di 10 neonati dai 23 ai 36 mesi.

Rebeccah Slate, una delle autrici dello studio, ha spiegato che “Ovviamente i bambini non possono riferirci la loro esperienza con il dolore ed e’ difficile dedurlo da osservazioni visuali.
In realta’, alcune persone hanno sostenuto che i cervelli dei neonati non sono sviluppati a sufficienza per sentire veramente il dolore e qualsiasi reazione e’ solo un riflesso. Il nostro studio fornisce la prima prova davvero forte che non e’ cosi'”.

Considerato che i bambini piccoli non sono in grado di comunicare come si sentono può essere difficile comprendere cosa provano e perchè. In questo senso risulta importante il ruolo ‘interpretativo’ che svolge l’adulto; infatti tanto più quest’ultimo riesce a rispondere in modo sintonico ai segnali del bambino tanto più questo imparerà via via a riconoscere sia i bisogni fisiologici (come fame, sete ecc) che quelli emotivi come paura, dolore ecc.

Fonte Notizia AGI, Neonati piu’ sensibili al dolore rispetto ad adulti

Scritto da: Letizia Mannino

MIUR, linee guida per il contrasto a bullismo e cyberbullismo

Sono state presentate le nuove ‘Linee di orientamento per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo” elaborate dal MIUR e rivolte a famiglie, docenti e soprattutto studenti.

Il documento, inviato a tutte le scuole italiane, è stato elaborato con la collaborazione di Associazioni aderenti all’Advistory Board dell’iniziativa Safer Internet Centre e coordinate dal MIUR.

Nelle linee Guida è possibile trovare informazioni circa il bullimo, il cyberbullismo, e altre informazioni come,  le norme sul comportamento in rete, come tutelare la privacy, strumenti di segnalazione, dove trovare percorsi formativi per le famiglie e la scuola.

Per approfondire:

MIUR, Linee di orientamento per il contrasto del bullismo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

www.generazioni connesse.it

Scritto da: Letizia Mannino

Come relazionarsi?

Ancora una ricerca che mette in evidenza come un uso eccessivo degli smartphone, o tecnologie in genere, sta rischiando di ‘invadere’ la vita relazionale portando a privilegiare la comunicazione ‘mediata’ a scapito del rapporto con coloro che sono presenti.

Uno studio della Penn State Harrisburg University e pubblicato dalla rivista Social Science Journal, rileva che la maggior parte degli studenti universitari non rinucia ai messaggini con lo smartphone anche in situazioni ‘estreme’ come in chiesa, mentre fa la doccia o durante l’intimità con il partner.

L’agenzia Ansa riferisce dello studio e riporta alcuni dati emersi dalle risposte ai quesionari: “oltre un terzo degli studenti dichiara di ricevere e mandare oltre 100 messaggi al giorno, e di controllare il telefono 16 volte all’ora. Il 90% ha affermato di aver messaggiato mentre mangiava, l’80% mentre era in bagno, il 70% al cinema e il 75% al lavoro o durante una lezione. Più basse, ma sempre significative, le percentuali di messaggiatori ‘estremi’. Il 7% ammette di averlo fatto durante il sesso, il 20% mentre era ad una funzione religiosa e il 10% a un funerale”.

Marissa Harrison, autrice principale della ricerca, spiega che la maggior parte degli intervistati pur affermando che è sbagliato inviare messaggi mentre si parla con qualcuno poi lo fa lo stesso…

Fonte Ansa, Durante sesso o funerale, per i giovani nessun limite messaggi 

Scritto da: Letizia Mannino

Così vicini e… così lontani e… viceversa

Sul quotidiano ‘La Repubblica’ un articolo, di Ilvo Diamanti,  I miei studenti che si guardano senza vedersi, che racconta della comunicazione ai tempi delle tecnologie. Un gruppo di studenti seduti intorno a un tavolo che però non sono in comunicazione ‘diretta’ fra di loro ma comunicano all’interno di una chat anche con altri ragazzi. Sono seduti allo stesso tavolo ma non si guardano, la loro attenzione è al tablet, allo smartphone…

E’ un immagine che si ripropone sempre più spesso ai nostri occhi e sulla quale vale la pena di riflettere….

Cosa sta cambiando nei rapporti fra le persone? Come si comportavano dei ragazzi intorno a un tavolo prima del diffondersi, nell’uso quotidiano, dello tecnologie?  Probabilmente i ragazzi  si sarebbero guardati negli occhi, avrebbero scherzato e interagito tra di loro. E’ vero che per i cosiddetti ‘nativi digitali’ le tecnologie sono parte integrante della vita, ma il fatto di avere familiarità con le tecnologie spiega tutto?  situazioni come quella citata, questo modo di ‘relazionarsi’ con gli altri, sempre più frequentemente riguardano anche le persone per le quali lo smartphone, ecc, sono entrati più tardi nelle loro vite. Se si lascia che le comunicazioni ‘mediate’ prendano sempre più spazio anche nelle relazioni ‘vicine’, amicali, familiari e amorose forse si corre il rischio di riuscire a tenersi in contatto con qualcuno che si trova lontano ma di perderlo con qualcuno che invece è vicino… di essere ‘soli’ pur stando in mezzo agli altri…

Immagine, ‘La colazione dei canottieri’ di Pierre A. Renoir

Scritto da: Letizia Mannino