Dall’indagine “Adolescenti e socialità” realizzata dalla Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza e dal Laboratorio Adolescenza nell’anno scolastico 2012-2013 su un campione di 2000 ragazzi della terza media (età 12-14 anni) emerge che l’85% degli adolescenti intervistati ritiene di avere molti amici, mentre solo l’11,8% dei maschi e il 13,6% delle femmine dichiarano di averne pochi
Il 50% si riunisce con gli amici in piccoli gruppi, il 40% dichiara di frequentare un gruppo numeroso e solo il 9% preferisce vedersi con un solo amico per volta.
Al 52% accade (qualche volta o spesso) di adeguare, anche malvolentieri, i propri comportamenti e scelte alle decisioni del gruppo. Al 32% succede di provare disagio quando è con gli amici e il 52% fa confronti con gli amici riguardo l’aspetto fisico.
Il Presidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza ha osservato che: “L’adolescente più che in passato soffre il confronto e fatica ad assumersi la responsabilità delle sue scelte. Ragion per cui delega volentieri questa responsabilità al gruppo (nel quale si sente protetto) anche se ciò avviene spesso a caro prezzo in termini di autonomia. A questo si aggiunge la paura di poter essere estromesso dal gruppo e quindi una acquiescenza pericolosa nei confronti dei leader”.
Mettere in atto comportamenti per assecondare la volontà del gruppo però espone a dei rischi. Il 49% dei ragazzi intervistati riconosce di compiere azioni che considera pericolose e che nella maggioranza dei casi (55%) si rende conto solo a posteriori del rischio corso, mentre il 23,5% lo fa per il piacere che ne deriva e il 5% per avere maggiore considerazione all’interno del gruppo.
Tra le azioni, nell’area della socialità, che i ragazzi mettono in atto pur considerandole loro stessi rischiose si trova: il 45% ha fatto a botte (1 o più volte), il 49% ha provocato qualcuno, il 35% non ha pagato il biglietto sui mezzi pubblici, il 20% ha fatto graffiti sui muri e il 19,8% ha rubato qualcosa in un negozio.
Il Presidente delle Società Italiana di Pediatria osserva che: “La propensione al rischio è da un certo punto di vista insita nei comportamenti di un adolescente e di per sé non ci meraviglia. Ciò che preoccupa, invece, è da un lato l’anticipazione dei fenomeni, dall’altro che oggi gli adolescenti hanno a loro disposizione strumenti potentissimi (penso in particolare a tutta l’area degli strumenti di comunicazione) che possono, se non gestiti correttamente, aprire nuovi scenari di rischio. Uno di questi è certamente il cyber bullismo, fenomeno al quale la Società Italiana di Pediatria sta dedicando grande attenzione e sul quale ha avviato una approfondita indagine”.
A proposito del modo in cui i giovanissimi utilizzano i social network il 59% ha dichiarato di aver dato l’amicizia a facebook a uno sconosciuto, il 22% di avergli detto la scuola che frequenta, il 29% di aver scambiato il numero di telefono e il 18% (il 22% le femmine) di avergli inviato una propria foto
Un altro dato importante è la crescente diffusione dello smartphone che comporta come conseguenza che il controllo da parte dei genitori sulle abitudini nell’uso delle connessioni diventa sempre più problematico; infatti è possibile connettersi sempre e ovunque.
Secondo l’indagine “Cartina al tornasole di come l’abitudine all’uso di Internet, ed in particolare dei social network, comporti una tendenza ad essere sempre meno prudenti ce la da la risposta che gli adolescenti, nel corso degli ultimi anni, hanno dato alla domanda “Hai mai inviato o pubblicato in Internet una tua foto “provocante”?. Nel 2009 ha risposto “si” il 7,7% del campione; nel 2011 l’11,2%; e nel 2013 il 16,8% (18,7% delle femmine)”.
Fonte: http://www.laboratorioadolescenza.it/res/site144680/res805234_CS-Adolescenti-e-Socialit-x-sito.pdf
Non è più valido il detto chi trova un amico trova un tesoro o sta cambiando il modo di intendere l’amicizia? Probabilmente i fattori in gioco sono diversi ma è importante considerare anche la percentuale di giovanissimi che avverte una qualche forma di disagio nel relazionarsi con gli altri nel gruppo che considera di amici.
Di: Letizia Mannino