L’articolo ‘La scuola italiana tra le più stressanti al mondo. Un quarto degli adolescenti Internet-dipendente’, del quotidiano ‘La Repubblica’ riporta alcuni dati dello studio condotto dall’OCSE sul benessere dei quindicenni .
Secondo i dati pubblicatti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (che mette insieme i dati di 58 economie e Paesi di tutti e cinque i continenti), i giovani italiani sono mediamente meno soddisfatti dello loro vita quotidiana di quanto non lo siano i coetanei che vivono in altri Paesi.
La percentuale di quindicenni italiani che dichiarano di sentirsi “molto tesi quando studiano” è di circa 56 punti contro la media Ocse che non raggiunge il 37 per cento. L’ansia prima di un compito o di una interrogazione non sembra essere motivata da preoccupazione per la preparazione perché il 70% degli adolescenti italiani (56% il dato generale dell’OCSE) la avverte anche quando ritiene di avere studiato adeguatamente. L’ansia sembra sostenuta dalla paura del rendimento, cioè di prendere un brutto voto (85% italiani, 66% dato generale Ocse). Un dato interessante è che il 77% dei quindicenni si sentono preoccupati quando si trovano davanti un compito che non sanno risolvere.
Per quanto riguarda le relazioni sociali invece i ragazzi italiani non hanno problemi e dichiarano di fare amicizie più facilmente di quanto non riferiscono i coetanei di altre nazioni. Diverso il discorso per i ragazzi stranieri che invece non si sentono adeguatamente accettati.
Lo studio Ocse che indaga anche gli aspetti della salute riferisce come gli adolescenti italiani esagerino con l’utilizzo di internet. Infatti il 23,3% dichiara di trascorerre più di 6 ore al giorno connesso, al di fuori della scuola. Inevitabile che queste abitudini incidano sullo studio, sul sonno, sull’umore e quindi sul benessere generale. (Fonte La Repubblica, La scuola italiana tra le più stressanti al mondo. Un quarto degli adolescenti Internet-dipendente)
Sarebbe interessante riflettere sul dato riguardante l’ansia riportato dallo studio, che mette in evidenza come non sembri essere motivata dal timore di essere impreparati, ma piuttosto dalla preoccupazione del voto e quindi del giudizio. E’ importante che i ragazzi possano sentire la scuola come una palestra dove allenarsi e dove il risultato in qualche modo è il punto di arrivo… mentre sembra che talvolta la preoccupazione del rendimento ostacoli un processo di apprendimento nel quale l’errore è anche una occasione di crescita, perché aiuta dal punto di vista cognitivo a non apprendere meccanicamente ma a comprendere meglio il processo e, dal punto di vista emotivo, le proprie difficoltà, attitudini ecc.
In merito alla preoccupazione di un compito che non si sa risolvere, c’è da fare qualche riflessione circa la possibilità che alcuni alunni di fronte un compito ‘nuovo’, piuttosto che cercare di attingere alle proprie conoscenze per poterlo capire cerchino prevalentemente di ricordare i ‘procedimenti’. E’ evidente che in questi casi si può innescare un circolo vizioso perche l’ansia determinata dal trovarsi di fronte un compito diverso da quanto atteso influisce sui processi cognitivi così da accentuare l’idea di non essere in grado di risolverlo.