Diversi studi nel tempo hanno messo in evidenza la correlazione fra capacità delle mamme di rispondere in modo sollecito e sintonico al pianto del bambino e lo sviluppo emotivo di quest’ultimo. ‘Il sole 24 ore’ con un articolo dal titolo ‘Il bambino piange? Le mamme con una infanzia positiva rispondono meglio’ cita una ricerca condotta dall’University of North Carolina, in collaborazione con il Fuller Theological Seminary e con la Hebrew University of Jerusalem e pubblicata su ‘Child Development’ da cui emerge, come dice già il titolo, che la capacità delle mamme di rispondere al pianto del figlio è legata anche alle esperienze che queste hanno vissuto durante l’infanzia: laddove le esperienze erano state positive, o le difficoltà incontrate sono state superate e elaborate, le donne riescono a rispondere in modo più adeguato.
Lo ricerca, che prevedeva l’ascolto del pianto di alcuni bambini, ha messo anche in evidenza come le donne che presentavano minore capacità di rispondere al pianto risultavano meno sensibili anche al pianto dei propri figli avvertendolo con maggiore frequenza come ‘fastidioso’o ‘manipolatorio’. Fonte: Il sole 24 ore – leggi l’articolo
In effetti la teoria dell’attaccamento di Bowlby, successivamente ampliata dai suoi collaboratori, ha messo in evidenza la connessione fra la relazione del bambino e le figure di riferimento e lo sviluppo affettivo e cognitivo. Studi successivi hanno mostrato come non sono importanti solamente le esprienze precoci ma ache la successiva elaborazione e accettazione condotte dalla persona circa la propria esperienza personale.
Di: Letizia Mannino